Ginger Wildheart insieme a Jon Poole dei Cardiacs e Shane Embury dei Napalm Death danno vita a un armageddon sonoro che non passa inosservato. I riff pachidermici e il ritornello pop di “Bracken” sono un incipit perfetto per ciò troveremo durante l’ascolto. Un alone di follia è palpabile in “Utopia Syndrome”: si rimane stupiti da come la band sia riuscita ad amalgamare con disinvoltura melodie da classifica e passaggi puramente grind. Ospiti illustri come Merzbow danno un contributo elettronoise nella titletrack e nella fuori di testa “Innocentes in Mortes”. Reminescenze pattoniane (non è un caso che Error 500 sia rilasciato dalla Ipecac) periodo Mr. Bungle si possono trovare in “White Leg” e “Sun of White Leg”, con refrain ariosi che fanno prendere fiato. Nelle backing vocals di “Relentless Confliction” appare sua maestà Mark E Smith (The Fall) che dona una forte attitudine punk al pezzo. Nonostante il peso specifico indubbiamente elevato, il disco è scorrevole e non faticoso. Per chi non ha paura di prendere mazzate in faccia.