Quando la musica diventa gioco? Siamo abituati a prendere la musica come una cosa seria (chi più chi meno), ma a volte capita qualcuno che fa musica giocando. Con questo io non mi sto riferendo a chi fa cose goliardiche o demenziali fini a loro stesse senza un minimo di criterio, no no no, mi riferisco proprio a quegli artisti che con gli strumenti ci giocano effettivamente e lo fanno con una perizia assoluta, grazie a uno spirito sereno e pieno di gioia. Questi sono senz’altro i Navian, band norvegese che esce con questo primo full length intitolato Cosmos per la sempre attenta alle cose particolari Indie Recordings.
Negli ultimi tempi si è affacciata una nuova sfumatura, questa sorta di progressive metal misto djent, pieno di atmosfere e carico di grandi sensazioni. Ne sono un esempio i Polyphia e gli Intervals (loro in realtà sono in giro da molto più tempo) o cose forse leggermente più guitar oriented come Plini, Sithu Aye e anche Chimp Spanner. Ma (in questa sede) soprattutto i Navian. Il modo di comporre, di scrivere di questi ragazzi norvegesi ha quasi una marcia in più rispetto a quello degli illustri nominati sopra, perché i Navian riescono ad essere ben bilanciati, cercano di non far spiccare qualcosa sul resto. Tutto quanto a livelli altissimi sempre. Ho letto che qualcuno li considera come i cugini metal dei Polyphia, ma a me è parso di ascoltare una versione aggressiva e carica di gain dei CHON, cosa che non può che essere un piacere. Il disco è completamente strumentale, ma questo non ne compromette la godibilità, al contrario, forse la magia in questo disco sta proprio in questa caratteristica, perché gli strumenti cantano effettivamente. La batteria per esempio, non è uno strumento ritmico, è un vero e proprio cuore pulsante, il basso un respiro pulito e senza attrito, le chitarre sono gesti e voci di un anima illuminata e le atmosfere, quelle sono la vita che scorre senza dispiaceri. Non ci sono lungaggini inutili, i brani durano il tempo necessario per essere goduti e hanno un equilibrio perfetto tra melodia e aggressività, pezzi come “Temple” e “Luna” ne sono due esempi lampanti. Inutile dire poi quanto sia piacevole la gestione della metrica di questi ragazzi che fluisce davvero bene per tutta la durata del disco. Sarò sincero, ascoltare questo Cosmos è molto soddisfacente.
Cosmos è un disco per far riposare la mente, un disco per staccare dal resto, proprio per il suo connotato così sereno e giocoso. Pieno di dettagli, sia chiaro, ci sono pure incursioni jazz improvvise, ma non per questo ci si deve scervellare durante l’ascolto, proprio no. Come ho detto, un disco per riposarsi e far scorrere nella mente immagini felici, piene di colore, esattamente come la musica qua dentro.
(Indie Recordings, 2021)
1. Luna
2. Ghost Stories
3. Apricity
4. Silver Lining
5. Temple
6. Breeze
7. Duchess
8. Cosmos