(Atypeek Music, 2015)
1 .Bouif
2. Cuistre
3. Rodomont
4. Butor
5. Marpaud
6. Flaquadin
7. Gringuenaude
8. Torfesor
Di solito si dice di non giudicare dalla copertina. Nel caso di Les insurges de Romily si può ben dire che mai cover potrebbe essere più rappresentativa di un gruppo. Un maelström di colori e figure grottesche ammassate in un paesaggio che sembra preso da un quadro di Bosh (se vi piace il genere questo è il sito dell’artista www.jacques-deal.fr). I francesi Ni fanno della follia una ragione di vita. Fatevi un favore e date un occhio a qualche live di questi quattro mentecatti su youtube.
I brani sono prevalentemente strumentali e l’utilizzo delle voci, seppure assolutamente accessorio, è onomatopeico e piuttosto che con parole i nostri si esprimono con grida ferali. Provate ad immaginare i Naked City più accessibili e senza sassofono. “Bouif” prende la furia dei Dillinger Escape Plan e la riempie di innesti jazzy e complicati intrecci chitarristici: se dovessi fare un paragone il primo rimando sarebbe agli italiani Miotic che al posto di mangiare tortellini si abbuffano di ranocchie. I brani presentano rare sfuriate heavy (il riff iniziale di “Butor” è una manata in faccia) che li rendono potenti senza rendere però l’ascolto eccessivamente pesante. Il livello tecnico dei musicisti coinvolti è molto alto e spesso ci si trova disorientati dalla mole di idee che i francesi riescono a proporre in un solo brano. Si passa durante l’ascolto dalla psichedelia di “Rodomont” al nervosismo giocoso dei Primus in “Cuistre”. Tempi dispari e poliritmie ci accompagnano e raggiungono l’apice in “Flaquadin”.
Il primo full-length di Ni è una conferma di quanto di buono già si poteva udire nei primi due EP. Indubbiamente un ascolto difficile, ma se permetterete ai Ni di stuprarvi le orecchie e il cervello finirete per non saperne più fare a meno. Ni! Ni! Ni!
8.0