Dopo diversi anni passati a deliziarci le orecchie con blast beat furiosi, sample di poliziotteschi anni Settanta e distorsioni tanto infernali quanto meravigliose, Nicola Manzan mette da parte il suo alter ego nero di Bologna Violenta per pubblicare il primo album senza utilizzare un moniker. Lo fa in occasione di una bellissima iniziativa promossa dai Musei Civici del Comune di Reggio Emilia e dal’AUSL Reggio Emilia/Biblioteca Scientifica Carlo Livi nell’ambito del progetto “IspirazioneMuseo” che ha, tra i diversi scopi, la valorizzazione della struttura del Museo della Storia della Psichiatria, realizzando un’opera musicale prodotta trasponendo in musica alcune cartelle cliniche dei pazienti dell’ex Ospedale Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia.
Insieme al disco è fornita una guida all’ascolto con la sinossi delle cartelle cliniche prese in esame, scelta assolutamente felice che rende più gradevole i paesaggi sonori creati dall’artista. Il primo brano, “Isabella Z.M.”, mette bene in chiaro la scelta compositiva effettuata dall’autore, che affida al Fender Rhodes il comando, facendolo dialogare tanto con strumenti elettronici quanto con i quartetti d’archi. L’andamento musicale segue perfettamente la cartella clinica (sottolineandone in maniera didascalica ma non banale alcuni passaggi), fermando la frenesia dei tasti bianchi e neri in un crescendo cupo come la sorte della protagonista. L’inizio di “Adele B.” spezza inizialmente il mood impostato dal precedente brano, destreggiandosi tra melodie fanciullesche e incisi dal sound onirico, coadiuvati dal magistrale uso degli strumenti ad arco. Seguendo un andamento sinusoidale, il brano passa costantemente da un massimo positivo a un massino negativo, comportandosi come una montagna russa che alla fine della corsa ci riporta al tema iniziale. La storia di “Vincenzo O.” è sicuramente una delle più nere e il Manzan ne sottolinea la cupezza con l’utilizzo di soluzioni dissonanti e angosciose, che si concludono in un’ordinata “sottrazione” sonora, affidando alle percussioni – presenti solo in questo brano – la chiusura. In “Arcangelo I.” l’impianto dell’arrangiamento è molto melodico, con dei passaggi che rivelano la profonda conoscenza della musica classica dell’autore. La frenesia delle corde pizzicate in “Carolina D.” sottolinea perfettamente – in maniera onomatopeica, verrebbe da dire – la condizione mentale della protagonista. Stesso discorso per “Cristina M.” in cui le vicende scritte all’interno della guida all’ascolto vengono seguite punto per punto, con una frase musicale ricorrente che sfocia in una progressione di accordi dal sapore funereo. La cartella clinica di “Concetta G.” è forse quella che meglio racconta la mentalità del tempo (gli internamenti descritti all’interno del disco sono tutti avvenuti nell’ultimo ventennio del 1800), che attribuiva a un problema neurologico o a una disabilità un disagio psichico. Questo brano è il più devastante – nonché quello che ho preferito di più – e per raccontare la storia di una bambina undicenne vengono messe in campo delle sonorità che strizzano l’occhio all’harsh noise, sebbene declinate in un linguaggio più “colto”. “Arturo A.” è la composizione più lunga tra tutte ed è un viaggio acido di quasi nove minuti al cui interno si affacciano cluster d’organo, corde di violino pizzicate e synth dalle sonorità morbide e “flautistiche” che vengono interrotte bruscamente da un imprevedibile intervallo che conduce il brano verso un epilogo degno della miglior orchestrazione classica.
Il lavoro svolto dal Manzan è meticoloso, appassionato e diretto. Alternando in maniera intelligente e magistrale gli interventi estremamente melodici ai cluster distorti e dissonanti, il nostro riesce sempre a mantenere alto il livello di attenzione nell’ascoltatore, che alla conclusione delle otto storie/tracce si ritrova con un silenzio pulsante ad avvolgergli le orecchie. Il disco, in definitiva, è impregnato da un’atmosfera che trasuda ispirazione a ogni secondo, e ha tutte le carte in regola per diventare una vera e propria gemma all’interno del panorama musicale sperimentale.
In occasione dell’uscita de La Città del Disordine abbiamo intervistato Nicola Manzan, inaugurando la nostra serie di podcast su Spotify. Puoi ascoltare l’intervista al link sottostante.
(Kizmaiaz Ed. Musicali, Overdrive, Dischi Bervisti, 2021)
1. Isabella Z.M.
2. Adele B.
3. Vincenzo O.
4. Arcangelo I.
5. Carolina D.
6. Cristina M.
7. Concetta G.
8. Arturo A.