Avevo lasciato Kurten Keys alle prese coi BeYond Soul, interpretando il prolungato silenzio del suo progetto come una pausa in vista del nuovo album. E invece, da un giorno all’altro, mi ritrovo tra le mani la sua nuova incarnazione sonora. NOKTVA è il nome scelto dal chitarrista catanese e da Lvx Nøire (l’unica superstite dei BeYond Soul) per continuare nella loro ricerca sonora, nella loro voglia di guardarsi dentro e raccontare gli aspetti più oscuri dell’animo umano. Il quintetto che i due sono riusciti a mettere in piedi dimostra di avere le idee decisamente chiare sin da subito. Il loro debutto Like Seven Forgotten Tales, realizzato insieme alla polacca Bat-Cave Productions sul finire dello scorso anno, è infatti un ottimo biglietto da visita per chi ancora oggi ha la stringente necessità di sposare sonorità che troppo frettolosamente abbiamo pensato di considerare desuete e sorpassate, accodandoci alla fervente necessità di novità a tutti i costi, anche a discapito della qualità.
Il loro mix di gothic rock dalle forti venature dark wave e post punk è più che mai attuale. Nei sette episodi che compongono l’album i Nostri si dimostrano perfettamente a loro agio nel districarsi tra le insidie sonore di generi con cui siamo cresciuti e che non abbiamo mai smesso di amare, e che inevitabilmente ci riportano ai fasti di un tempo, quando ancora la speranza di un domani forse non migliore, ma almeno diverso, era concretamente radicata nei nostri pensieri. Like Seven Forgotten Tales è però un album che risulta godibilissimo anche da chi non ha un background musicale datato come il sottoscritto. L’immediatezza con cui i brani vanno a colmare in modo pressoché immediato ogni lacuna “storica” finisce per trascinare l’ascoltatore direttamente all’interno del pezzo. È soprattutto l’incedere spettrale e ritualistico che trasuda copioso da ogni traccia il collante che permette all’oscurità di fagocitarci senza difficoltà. Occorre però precisare, per evitare facili fraintendimenti, come i NOKTVA non abbiano nelle loro intenzioni la velleitaria ricerca di illuminare il contesto nel quale siamo intrappolati, quanto piuttosto preferiscano descrivere il loro intimo più profondo, sublimando una catarsi sonora necessaria e indifferibile. Loro il buio lo amano, non lo fuggono.
Restando in ambito concettuale non possiamo non dedicarci alla simbologia che sta dietro alla scelta del nome, che risulta tutt’altro che casuale. C’è infatti un evidente legame tra la falena (noctua appunto), il suo valore simbolico, e quanto proposto nelle sette tracce del disco. Come il lepidottero, anche l’album è “immerso” in un’ambientazione decisamente notturna e sognante. Non c’è nulla di meglio o di più adatto per rappresentare l’ideale volo della falena e tutto ciò che lo caratterizza, a partire da quella vena di mistero e sacralità pagana che strizzano l’occhio al misticismo. Se vogliamo andare oltre e allargare il campo del nostro ragionamento, inglobando anche quelli che sono i significati dati alla falena dai nativi americani, che la descrivono come un animale dotato di grande capacità di adattamento, sopravvivenza e trasformazione, non possiamo non pensare che questo possa essere il migliore augurio per una realtà come quella dei NOKTVA, che ha appena iniziato a librarsi in volo. Verso uno spazio nuovo, in cui sognare ancora, in cui lasciare che l’anima ci prenda per mano, senza continuare a specchiarci in quello che siamo stati. Come su una barca che va alla deriva, in cui siamo prigionieri di un destino segnato cui non possiamo opporci. Like Seven Forgotten Tales è un album che descrive le ferite che ci portiamo dentro, le urla che nessuno udirà mai e il rumoroso silenzio del caos che ci circonda. Sono sette i racconti dimenticati del titolo; sette episodi che ci mostrano come i NOKTVA siano pronti a riportaci laddove tutto è iniziato.
(Bat-Cave Productions, 2021)
1. You Left Me Hanging
2. Fate
3. Plastic Rain
4. In Deep
5. Aneris
6. Chaos
7. Dance Of Trees