Assieme agli Every Time I Die sicuramente i Norma Jean (nome di battesimo di Marilyn Monroe) sono uno dei nomi di punta del metalcore. Attivo fin dal lontanissimo 1997, il quintetto statunitense arriva al nuovo album (il settimo), chiamato Polar Similar. Non ci si trova davanti ad un sound così scontato, ma ad un opera che contiene parecchio materiale differente, che crea sentimenti diversi in svariate occasioni durante l’ascolto. A dispetto della copertina, diretta e grezza, la carne al fuoco è tanta.
Come già detto i sapori percepiti in questo disco sono molteplici. Nell’opera convivono tante anime, siano esse magari più tecniche e schizofreniche (“Forever Hurtling Towards Andromeda” oppure “Synthetic Sun”) e colme comunque dei cliché tipici del genere, quindi breakdown letali e cori melodici. Le ritmiche in questi casi si fanno spesso squadrate ed in altri trovano più spazio bordate sparate a tutta velocità (“Reaction”, dove compare a sorpresa anche una parte acustica ed un assolo molto evocativo), violenza metallica pura (“Death is a Living Partner”, traccia diretta in faccia con una batteria velocissima) ed altrettanta dimostrazione di padronanza strumentale (il lavoro di percussioni in “The Close and Discontent” è da infarto).
Si trovano comunque brani più canonici ma allo stesso tempo dinamici, “A Thousand Years a Minute” e “An Ocean of War”, ma anche piccoli regali inaspettati come “Everyone Talking Over Everyone Else”, dove l’atmosfera è sempre più soffocante, quasi post metal per certe cose. Il brano poi si assesta su un metalcore più statico, colmo di vocals sputate e melodie gestite con il contagocce. Ma ancora non è finita perché tra la moltitudine di brani c’è anche “1.000.000 Watts”, una traccia che alterna un riffing nervoso a melodie vocali allucinate, inseriti in un contesto sonoro malatissimo e claustrofobico.
Ma la fine è ancora lontana, in quanto, disseminate all’interno dell’opera, trovano spazio una manciata di brani, facenti parte di una sorta di strano e controverso mini-concept diviso in quattro parti. “I. The Planet” (traccia di apertura) è metalcore cristallino ed apocalittico, urlato a pieni polmoni. Una scheggia rabbiosa, ideale per aprire le danze. Seguono poi tre brani bizzarri. “II. The People” è un intermezzo narrato mentre “III. The Nebula” è un semplice giro di chitarra blues / southern notturno, che non si capisce bene cosa ci stia a fare all’interno dell’album. “IV. The Nexus” ultima parte del concept, è un brano che ingloba post metal e metalcore risultando apocalittico e distruttivo: una suite lunga una decina di minuti che dimostra come la band ci sappia fare su più fronti. Ad onor del vero, però, questo concept sarebbe stato bene in un EP, perché si ritrova parecchio slegato dal contesto descritto nel disco.
Polar Similar è un disco davvero sopra la media, che dimostra la sua bellezza piano piano, con i numerosi e dovuti ascolti. Consigliatissimo soprattutto agli amanti del genere, ma anche ad altri potrebbe risultare sfizioso. Ottimo!
(Solid State Records, 2016)
1. I.The Planet
2. Everyone Talking Over Everyone Else
3. Forever Hurtling Towards Andromeda (feat. Sean Ingram of Coalesce)
4. 1.000.000 Watts
5. II. The People
6. Death Is A Living Partner
7. Synthetic Sun
8. Reaction
9. III. The Nebula
10. The Close And Discontent
11. An Ocean Of War
12. A Thousand Years A Minute
13. IV. The Nexus