Dicembre sembra essere il mese perfetto per ascoltare il nuovo disco dei Novemthree. Dietro questo progetto statunitense si celano Severin Marshall-Dunlavey e Michael Korchonnoff (Alda), e diciamolo subito, è quanto più lontano possibile possiate immaginare dal metal, di qualsiasi tipo.
Ci piace definire la musica contenuta in Storms of Memory come “curativa”: si tratta di un neofolk sciamanico e ritualistico, caratterizzato da percussioni ora tribali e ipnotiche, ora minimali e mantenute in sottofondo come il battito di un cuore. Le chitarre sono arpeggiate, mai distorte, e sono accompagnate da leggeri tappeti effettistici, flauti e altri strumenti a fiato, violoncello e armonie vocali. Entrambi i membri sono coinvolti a 360 gradi nel progetto, occupandosi di tutti gli strumenti e delle voci (anche in questo caso assolutamente pulite e dal timbro caldo e cullante). Viene naturale collegare i Novemthree con gli Ekstasis e gli Alda, superficialmente per la militanza in tutte queste band di Korchonnoff, e il paragone potrebbe non essere del tutto fuori luogo. Sicuramente Ekstasis e Novemthree si muovono su piani musicali simili (più solari forse i primi, più oscuri i secondi), mentre ci piace pensare che gli Alda privati della componente metal potrebbero effettivamente suonare come i due gruppi sopra citati, incorporando essi stessi cadenze ritualistiche e folk. E specialmente in questo Storms of Memory il lavoro del duo si avvicina molto a quello degli Ekstasis. Il precedente lavoro, Renewing, era caratterizzato da un’inflessione più cupa, pensiva, meditativa: facendo un paragone con il viaggio sciamanico possiamo dire che materializzava il momento iniziale del percorso nel quale, chiusi gli occhi, scendiamo nella nostra caverna per cercare il nostro spirito guida, attraverso un sentiero che a volte può essere difficoltoso e con qualche scossone. Questo lavoro parte dalle stesse premesse, ma dalla metà in poi i toni si distendono, si rasserenano, e una sensazione di calore permea l’atmosfera. “The Mound” poteva stare in uno dei due lavori degli Ekstasis e nessuno se ne sarebbe reso conto, stessa cosa può essere detta di tutte le altre canzoni che da lì in poi si susseguono fino alla conclusiva “Abyss”, la quale nella sua seconda parte riprende i toni di inizio disco, per chiudere un lavoro effettivamente intenso e bellissimo.
Non c’è una caduta di tono, non un momento fiacco: chiaramente non ci si possono e devono aspettare accelerazioni o scossoni. La musica dei Novemthree è fatta per rilassarsi, per pensare, per ritrovare noi stessi, per curarci (e qui torniamo alla definizione data all’inizio). E’ fatta per celebrare la natura e la vita in tutte le sue forme, per consolare e per dare un punto di vista diverso, più distaccato dal caos e dalle preoccupazioni, è un angolo nel quale tutti possiamo rifugiarci in caso di necessità, una tana nella quale possiamo rannicchiarci come le due piccole volpi in copertina, riscaldarci e sognare quello che più ci piace.
Disco perfetto per l’inverno che sta arrivando, da ascoltare davanti a un fuoco acceso o, all’opposto, camminando in mezzo a un bosco in una gelida mattinata assolata.
(Glass Throat Recordings/Acid Tears, 2021)
1.Bitter Harvest
2.Linaza
3.Antidote
4.In the Soil
5.The Mound
6.Silently Observing the Passing of Time
7.When the Hail Strikes
8.Abyss