Non era facile bissare il monumentale Void Mother: epitaphs è la consacrazione degli Obscure Sphinx, sempre più protagonisti di una scena in assoluto bisogno di nuova linfa marcia da cui attingere. Il combo polacco in verità non cambia troppo le carte in tavola rispetto all’irraggiungibile predecessore, ma sceglie di insistere e evolvere i propri stilemi su marce funeree ancor più marziali e atmosfere doom-sludge al limite dell’ambient più evocativo. Non un riciclo – assolutamente no – ma una continua e naturale prosecuzione. Sei piccole messe nere celebrate da una sempre più convincente Sofia ‘Wielebna’ Fràs, vero reverendo distorto di un rito messianico, la cui performance vocale è di assoluto rilievo. È questo il vero valore aggiunto degli Obscure Sphinx, senza null’altro togliere alle trame chitarristiche mature o alla granitica ritmica del resto del gruppo. Growl inumani, gorgoglii nauseabondi, canti ieratici, climax nati da una versatilità unica: tutto questo si trova nel disco, di cui il miglior manifesto è “Memories of Falling Down”, in cui tutta la delicatezza mefistofelica della frontwoman viene fuori annegata in trame ambient che ci aspetteremmo più dal Lustmord più tenebrosamente minimalista che dagli Obscure Sphinx. Il tutto descrive perfettamente le storie di vita e di morte, epitaffi per anime corrotte in attesa di un giudizio finale sempre più illusorio. “Nothing Left” e “Memorare” aumentano il peso specifico di epitaphs tramite una contrapposizione di pieni-vuoti disturbanti e pattern ipnotici e ripetitivi. La rabbia diviene vero perno drammatico dell’intero albo in “Nieprawota” e “Sepulchre”, vere e proprie oppressioni melodiche basate sempre su quel mix ben concepito di fievole luce contemplativa e abisso senza speranza. Chiude il lotto la conturbante “At the Mouth of the Sounding Sea”, degna conclusione di un lavoro compatto, la cui coda acustica riesce a essere parte stessa dell’apocalisse più che liberazione, immagine di un’ossessione tramutata in dannazione.
Sebbene l’urgenza artistica di Void Mother rimanga ineguagliata, epitaphs ci si avvicina notevolmente. Con molto coraggio il quintetto polacco abbandona la via di un’ipotetica potenza melodica troppo ruffiana per esplorare lidi ancora più estremi e dilatati verso un baratro sonico di efferata magniloquenza. Gli Obscure Sphinx hanno esteso i propri tentacoli verso profondità atmosferiche e quiete apparente, mantenendo un’intensità monolitica e una potenza sincera, condita da un immaginario visivo che, pur rimanendo intrattenimento, rimane credibile e non stucchevole. E da queste parti siamo convinti che le sorprese non finiranno qui.
(Autoproduzione, 2016)
Part I: Pre-mortem
1. Nothing Left
2. Memories Of Falling Down
3. NieprawotaPart II: Post-mortem
4. Memorare
5. Sepulchre
6. At The Mouth Of The Sounding Sea