È stata mai composta una colonna sonora per un viaggio cosmico attraverso il vuoto tra le stelle? Se la risposta è affermativa, probabilmente stiamo parlando già di un altro disco degli Oranssi Pazuzu. Sempre più lanciati verso l’esplorazione degli orrori alieni che lasciano indelebilmente strati di follia nelle menti dei malcapitati che hanno la sfortuna di averci a che fare, il nuovo lavoro degli incatalogabili finlandesi pone un altro ispirato passettino nell’evoluzione sonora da loro perpetuata ad ogni lavoro, sempre più vicini ai tanto anelati, illogici ed insensati spazi interstellari che atterriscono il cosmo, contaminandolo e corrompendolo da epoche ataviche ben precedenti alla comparsa dell’esistenza umana. In pieno stile Lovecraftiano chiaramente. Rispetto al precedente Mestarin kynsi melmoso, spirituale e viscido, Muuntautuja – mutaforma, in italiano – appare più diretto e meno contaminato dalle lunghe peregrinazioni noise-psichedeliche che hanno fatto la fortuna degli Oranssi Pazuzu rendendoli distinguibili e unici nella scena della musica pesante. Ma questa è solo un’approssimazione superficiale di un lavoro che presenta numerosissime sfumature, riuscendo comunque nei contenuti a essere completamente distaccato dalle mere questioni etiche umane. Musicalmente scrivendo, la maggior parte delle sette tracce del lotto evolve lungo ritmiche drasticamente trip-hop, se non post-punk nelle parti più furiose. Le coordinate musicali alle radici di Muuntautuja sono più da ricercarsi in Third, in Loveless, in The Downward Spiral o, addirittura, in alcuni degli ultimi lavori di Death Grips. Le parvenze black che ben caratterizzavano le ispirazioni originali del combo finlandese sono perlopiù scomparse: ormai se ne ravvede soltanto una flebile contaminazione nelle tracce vocali di Jun-His, il cui lavoro appare molto più vario e contaminato da effetti e dinamiche ricercate, riuscendo a superare il lavoro di rinnovamento già intrapreso nel capitolo precedente. In Muuntautuja gli opposti si attraggono di continuo, creando un unico informe organismo colmo di luce ed oscurità, di pantano e di limpidezza. Il respiro di questa creatura è basato sulla marzialità post-kraut della sessione ritmica di Ontto e Korjak, la quale risulta fondamentale in tutti i brani. Infatti, questo flusso di beat serrati rappresenta la solidissima base ipnotica su cui il lavoro di stratificazione sonora di Evill raggiunge vette altissime, creando così un’opera cangiante, per l’appunto, oscura e a tratti brutale, con degli arrangiamenti sempre più complessi e ricchi di sensibilità descrittiva. Il tutto inoltre è spesso pervaso da un tappeto noise-shoegaze orchestrato magistralmente dallo stesso Jun-His e da Ikon, in pieno stile Shieldsiano e con un controllo spasmodico dei volumi e della rumoristica.
Come non pensare alla misteriosa composizione alchemica di biomasse provenienti dallo spazio profondo fin dalle prime note sincopate di “Bioalkemisti”, che ci proiettano nel laboratorio di chi è riuscito a sintetizzare un colore venuto dallo spazio, messaggero spaventoso degli informi reami dell’infinito? E come non riconoscere nell’incedere catchy di “Muuntautuja” il cantico di un essere in grado di mutare aspetto e generato dall’informe caos, da un dio cieco ed idiota? Ascoltate “Voitelu” e siate sinceri: non riuscite a sentire, ivi trasposti, i riti di iniziazione di un rituale arcaico nei templi sotterranei di Nug e Yeb, ponendosi al di là della sterile moralità umana, circondati dal demoniaco belare del capro dai mille cuccioli? E non riuscite a immaginare di ascoltare “Hautatuuli” mentre esplorate i tunnel sotterranei di palazzi in rovina tra le montagne antartiche, razionando la luce delle torce elettriche, interpretando affreschi alieni che raccontano la caduta degli Antichi e andando incontro agli abissi da cui arrivano i suoni di flauti dissonanti che annunciano l’avanzare degli shoggoth? E ora immaginatevi aggrappati alle scaglie di un orribile shantak, osservando le luci diafane che riflettono la danza beffarda delle stelle attraverso i vetri del castello in cima al misterioso Kadath, e raggiunti dal caos strisciante in persona… non riuscite a sentire l’avanzare brutale, alienante e inumano dell’esplosione finale di “Valotus” in un orgasmo di luce perforante? E, ascoltando “Ikikäärme”, non riconoscete di essere una creatura amorfa proveniente da altri sistemi galattici, frammentando così l’io e diventando consapevoli di essere in realtà una legione di sé, eterna e cangiante? E se per caso inseguiste un vecchio ubriacone correre terrorizzato tra le strade di Innsmouth, non sentireste spirare dal mare maleodorante alle vostre spalle le note di “Vierivä Usva”, con i suoi tappeti dinamici che sembrano musicare il movimento delle onde, sempre più alte e sempre più al ritmo dei vostri battiti cardiaci, in incalzante tachicardia?
In circa 43 minuti di aberrante viaggio nel male cosmico, Muuntautuja potrebbe essere uno dei prodotti più oscuri degli Oranssi Pazuzu: un caleidoscopio di inquietitudine esistenziale che ben figura nella loro discografia, soprattutto se confrontati a episodi di malvagità sabbatica, conturbante e psichedelica come quelli presenti in Värähtelijä. Forse non vengono raggiunte le vette, o meglio, abissi artistici dei precedenti episodi pubblicati dai finlandesi e probabilmente è ancora presto per determinare un ranking lucido che coinvolga il resto della loro discografia. Ma rimane intaccabile la capacità magistrale del combo finnico di creare ordine dal puro caos: rispetto al passato cambiano solo lievemente le condizioni al contorno, esplorando così il nucleo più sincopato e – perdonate la licenza poetica – immediato degli Oranssi Pazuzu. E se immergendovi in queste composizioni riuscite anche voi a visualizzare alcune delle visioni descritte qualche riga fa, allora Muuntautuja riesce perfettamente nel compito di accompagnare l’ascoltatore in un dinamico incubo siderale che rappresenta una grande metafora dell’indifferenza dell’universo che ci circonda, accettando l’inevitabile destino comune a tutti noi esseri mortali e insignificanti. Tornare polvere e materia stellare.
(Nuclear Blast Records, 2024)
1. Bioalkemisti
2. Muuntautuja
3. Voitelu
4. Hautatuuli
5. •
6. Valotus
7. Ikikäärme
8. Vierivä usva