Mai come nel caso degli Orso l’apparenza inganna. Dopo un EP intitolato Primi piatti con nomi dei brani italianissimi come “Osso buco” e “Fritto misto”, gli svizzeri tornano con il loro primo full length dal titolo Paninoteca.
Paninoteca è una raccolta di dieci brani tutti chiamati con nomi di panini di vari paesi. Se tutto ciò può far pensare ad un gruppo demenziale, vi sbagliate di grosso. Gli svizzeri sono fautori di un post-metal strumentale poderoso e cupo: provate ad ascoltare le rocciose “Horseshoe” e “Montecristo”. La band ha in essere ben tre chitarre che riescono a intrecciare egregiamente riff e arpeggi in stratificazioni di grande livello. La lisergica “Choripán ” può darvi un’idea di quello che dico: passaggi reiterati si susseguono approdando in un vero e proprio wall of sound nel finale. La cura negli arrangiamenti è di livello come lo è il suono: il mix a cura di Kurt Ballou e il master di Magnus Lindberg sono una certificazione di qualità. Mai un momento caotico nei brani che paiono caldi e con una enorme spazialità delle chitarre. Se si deve muovere una critica, questa sarebbe legata all’eccessiva durata del disco (oltre 73 minuti) il quale, essendo interamente basato su ritmiche mid-tempo, accusa una certa ripetitività, complice anche la costruzione di alcuni brani che tendono ad assomigliarsi.
Pur non proponendo nulla di nuovo, gli Orso hanno sfornato (eheheh) un buon album di esordio. Gli amanti di certe sonorità avranno di che godere
(Czar of Crickets, 2019)
1.Sloppy Joe
2. Jambon-beurre
3. Choripán
4. Horseshoe
5. Mitraillette
6. Fluffernutter
7.Jucy Lucy
8. Monte Cristo
9. Dagobert
10. Smörgåstårta