I romani OTUS al secondo LP dopo il debutto 7.83Hz mantengono alta la qualità della loro opera, confermando con il presente Torch di essere una validissima band in ambito post-metal italiano. Ci hanno messo qualche anno, ma obbiettivamente se si spulcia un po’ sul web, sulla loro pagina Bandcamp o sul loro sito si può facilmente capire il perché: la proposta dei Nostri ha un guscio di post-metal, al cui interno si muovono correnti di ampio respiro che musicalmente vanno dagli Isis ai Rosetta ai Cult of Luna, fino a lambire i territori di Om, Sunn O))) e Black Sabbath. Da un punto di vista strettamente musicale sono forse i primi due gruppi citati a essere i maggiori ispiratori del suono degli OTUS, almeno a quello che si evince ascoltando il loro ultimo parto: sia nelle parti più robuste e massicce, sia in quelle più liquide e dilatate, i romani fanno un uso sapiente ed efficace dei mezzi a loro disposizione, plasmando una materia che dimostrano di conoscere benissimo, ispirandosi ma non copiando, e dando vita a un qualcosa a tratti davvero emozionante. Ma è sul versante del concept che il gruppo si dimostra una spanna sopra a tanti altri, continuando quel lavoro già iniziato con il precedente album, dove si cercava attraverso la musica di creare un mantra in grado di trasportare l’ascoltatore in una dimensione mistica di chiara matrice orientale. Unendo in maniera sincretica misticismo, religione, filosofia e magia i Nostri mettevano in luce una conoscenza profonda della spiritualità che anima filosofie occidentali e orientali.
Torch, la torcia, è una guida che ci permette di lavorare sul nostro Io più profondo, qualcosa che illumina le parti più nascoste così da permetterci di elaborarle e di arrivare attraverso una catarsi ad una nuova concezione di noi stessi. La fonte di ispirazione stavolta è la “Quarta Via”, un concetto introdotto per la prima volta dal filosofo e mistico Georges Ivanovič Gurdjieff a cavallo tra Ottocento e Novecento. Questi aveva tra le altre cose riclassificato e riunito diversi elementi provenienti da molte religioni e tradizioni spirituali europee e non dando origine ad un sistema di “Vie”, ognuna delle quali ispirata ad un pensiero ed applicata ad una sfera umana, fisica, emozionale e mentale. La già citata “Quarta Via” mirava a riunire le tre precedenti in un unico approccio completo e in grado di elevare l’uomo e indirizzarlo, ormai risvegliato e padrone dei suoi sensi, verso un percorso di luce e conoscenza. Questa lunga spiegazione si è resa necessaria per comprendere a fondo quale sia il gran lavoro anche intellettuale e di ricerca alla base di questa opera (ma in generale di tutto il lavoro) degli OTUS: lo stile musicale che meglio si adattava ad un percorso mantrico e catartico come quello ricercato dai Nostri non poteva che concretizzarsi nel post-metal, un genere che se ben applicato sa effettivamente trasportare l’ascoltatore verso universi distanti e sa emozionare come pochi altri. Questo, ne caso di Torch, grazie a possenti crescendo strutturati su una sessione ritmica tribale e ipnotica e su melodie eleganti, ricercate, dal sapore quasi psichedelico, decisamente oniriche e, come già detto, liquide. Quando gli OTUS decidono di irrobustire il sound sanno come pestare duro, e il growl possente e feroce impiegato da Fabrizio non fa che donare al tutto maggiore profondità e struttura. E badate bene, le voci sono dosate in maniera sapiente, muovendosi quasi più come uno strumento aggiuntivo e caratterizzando un quadro già di per sé assai potente ed evocativo. Probabilmente le gemme di Torch possono essere ricercate nei due pezzi in chiusura, “Ex Tenebris I” e “Ex Tenebris II”, due avvincenti cavalcate che raccolgono in quasi un quarto d’ora di musica tutta la poetica dei romani, vero e proprio esempio di come sia possibile mettere in musica un percorso di catarsi e di purificazione. Ma non sono da meno anche i brani rimanenti, tra i quali probabilmente spiccano “Through the Flesh” e soprattutto “The Vessel”.
Insomma, giratela come volete, ma siamo di fronte a un prodotto di fattura sopraffina, affascinante e personale nella modo in cui si affaccia all’affollato mondo del post-metal. Gli OTUS vanno tenuti d’occhio, non sono molte le band in grado di dire qualcosa di originale in questo specifico genere, e sapere che sono italiani non può che renderci orgogliosi di questi ragazzi.
(Time To Kill Records, 2022)
1. In Tenebris
2. Through the Flesh
3. The Vessel
4. Apnea
5. Ex Tenebris I
6. Ex Tenebris II