Possono piacere o meno, ma è innegabile l’importanza che rivestono gli An Autumn (o An Autumn for Crippled Children) e la traccia che hanno lasciato e stanno lasciando nel panorama del black metal (evoluto, post-, gaze ma pur sempre black). Ritroviamo nel progetto Our Throne, alla sua seconda uscita con Amber and Gold, M., o MXM, vocalist e chitarrista degli An Autumn e factotum di Cold Body Radiation, accompagnato da J. e, come era possibile notare nel precedente Withered and Forgotten del 2023, il duo olandese cerca di tracciare un immaginario ponte tra le tendenze più ispirate allo shoegaze e quelle che si confanno forse più canonicamente al black atmosferico.
Amber and Gold si compone di otto brani e viene aperto da “Where Whispers Grow”, dove a un inizio che richiama il post-punk (sia a livello ritmico che melodico) segue una parte più grezza e “tradizionale” dove si fa però notare un’interessantissima prestazione vocale a carico di M., molto sentita e che, seppure non scivolando in derive depressive, si fa apprezzare per il trasporto con cui il testo viene declamato. Da notare che, spesso anche in altre tracce, si ripresenta questa struttura dove a una parte iniziale più gaze/wave segue uno sviluppo più propriamente black. Nella seconda posizione della tracklist troviamo il pezzo che dà il titolo al disco ed è qua che il duo mette in tavola le proprie carte. Dopo un’apertura sognante e melodica (l’assolo di chitarra ricorda gli svolazzi di Daniel Cavanagh) prende il via una parte molto emozionante guidata dalla doppia cassa e dal trasporto con cui viene interpretato il pezzo dal punto di vista vocale. Un ottimo pezzo davvero. L’album va poi avanti tra pezzi più veloci e rallentamenti (vedi “In deep despair” e la successiva “Ashen Gray”), tra composizioni in maggiore à la Deafheaven o sospese à la Alcest e altre più riflessive in cui si sentono trasparire alcune intuizioni in cui, in passato, i Drudkh sono stati maestri assoluti. “Eternity” è un pezzo portato avanti dal pianoforte e ci fa tirare il fiato per qualche minuto, con un nuovo assolo che, vuoi anche per il titolo, non può non farci andare la mente, nuovamente, agli Anathema. Il disco si lancia quindi verso la sua conclusione con i suoi ultimi tre pezzi nei quali la ricetta non cambia, e aggiungo per fortuna. “Beneath us all” si fa apprezzare per come gli Our Throne riescono a inserire parti orecchiabili su una solida base di black atmosferico veloce e aggressivo, mentre “Bereft of all light” è forse il pezzo che più si avvicina al blackgaze sognante marchio di fabbrica di Neige e Winterhalter. Da sottolineare, comunque e ancora, le preziose scelte melodiche e armoniche con cui M. e J. arricchiscono la propria proposta. A chiudere Amber and Gold la violenta “Wounds we’ve sown” nella quale si apprezzano tutti gli accenti e le sottolineature della batteria, suonata bene e con precisione, in modo non appariscente o esagerato.
Se Withered and Forgotten aveva convinto, questo nuovo Amber and Gold convince ancora di più. Troviamo un M. che forse ha bisogno di sfogare il suo lato più emotivo e meno cervellotico e “freddo” ed è ben affiancato in tutto da un partner assolutamente alla sua altezza. L’esperimento che vede miscelare, anzi coniugare, elementi musicalmente molto distanti tra loro funziona bene e, se è vero che altri in passato l’hanno fatto, raramente il risultato è stato così pregevole. Amber and Gold è un album costruito su estremi che coesistono forse senza toccarsi, che celebra il passaggio delle stagioni e nello specifico, l’autunno, quello che conforta e in qualche modo scalda anche se si sta andando nella direzione della stagione fredda.
(Flowing Downward, 2024)
1. Where Whispers Grow
2. Amber and Gold
3. In deep despair
4. Ashen Gray
5. Eternity
6. Beneath us all
7. Bereft of all light
8. Wounds we’ve sown