Possiamo annoverare i Pathology tra le più prolifiche realtà brutal-death metal mondiali, infatti sino ad ora hanno sempre mantenuto la cadenza di un disco nuovo all’anno, massimo ogni due, vedendo tale trend interrotto solamente con il sopraggiungere della pandemia che ha afflitto il mondo intero; Per nostra fortuna hanno da poco pubblicato un nuovo album intitolato Unholy Descent, il quale avendo goduto di una gestazione più lunga è in breve emerso come uno dei migliori della loro discografia. Chi ascolta i Pathology da tempo saprà certamente che l’originalità non fosse mai stata il loro piatto forte: sin dagli esordi hanno sempre puntato su un sound brutale e diretto, dotato di caratteristiche moderne ma che affondasse le proprie radici nel monolitico dna del brutal-death a stelle e strisce; tuttavia in questo Unholy Descent, pur mantenendo salde le proprie caratteristiche iconiche, hanno aggiunto alcune pennellate di dinamicità, di cui la resa finale ha indubbiamente giovato.
Si parte con l’intro, un brano completamente strumentale dal taglio epico ed in grado di materializzare atmosfere evocative, subito seguita da “Cult of the Black Triangle” in grado di conquistare l’ascoltatore con un sfoggio di riff quadrati, rapidi fraseggi tra chitarra e basso ed un songwriting agile e di facile presa; i Nostri infatti condiscono la tipica pesantezza a cui ci hanno abituati con passaggi maggiormente il tutto magistralmente rifinito dall’up-tempo posto sul finale. In “Summon the Shadows” invece troveremo una canzone incalzante in cui un drumming terremotante ed iper-vitaminizzato farà da supporto a riff monolitici, creando un wall of sound travolgente. Nei brani maggiormente “groovy” come “Malevolent Parasite” i Nostri mettono in luce le solide e rodate capacità tecnico/strumentali maturate in questi anni d’onorata carriera, verremo infatti accolti da un crescendo che poi sfocerà in un assalto frontale caratterizzato di ritmiche piuttosto cadenzate che richiamano i Gorgasm con un tocco à la Dying Fetus; non mancano poi riffoni pesantissimi che strizzano l’occhio allo slam, formula perfetta per incendiare il mosh in sede live. Verso la parte finale dell’album troveremo “Punishment Beyond Comprehension”, un pezzo decisamente dinamico caratterizzato da un approccio muscolare ed immediato, condito da alcune melodie dal taglio creepy che ricordano lo stile degli Aborted, soluzione che ritroveremo anche nella conclusiva “A World Turned to Ashes” che andrà poi a richiamare il sound epico ed evocativo dell’intro, chiudendo il cerchio e concludendo quest’ottimo disco nel quale si può assaporare la quint’essenza dei Pathology.
Unholy Descent è un’opera ben realizzata che colpisce nel segno e sicuramente riuscirà a deliziare tutti i fan del metallo mortifero. Nonostante svariati cambi di line-up i Pathology sono sempre riusciti a mantenere salda la propria identità ed i tratti distintivi, inoltre in quest’ultima pubblicazione hanno compiuto quel passo in avanti che gioverà sicuramente nell’aiutarli a conquistare nuovi adepti.
(Agonia Records, 2024)
1. Intro
2. Cult of the Black Triangle
3. Hermetic Gateways
4. Psychotronic Abominations
5. Summon the Shadows
6. Whispers of the Djinn
7. Archon
8. Malevolent Parasite
9. Diabolical Treachery
10. Demons in the Aether
11. Punishment Beyond Comprehension
12. Apostles of Fire
13. A World Turned to Ashes