Paysage D’Hiver è un nome noto nella scena black metal underground mondiale. La one-man band svizzera formata dal solo Wintherr, al secolo Tobias Möckl (membro anche dei Darkspace, in cui presta l’ugola e suona la chitarra), è attiva dal lontano 1997 e il primo demo Steineche risale al 1998. Subito da questo primo demo si capì subito la direzione musicale del progetto, ossia un black metal atmosferico sulle corde del Burzum più naturistico, ma nel corso degli anni Wintherr ci ha meravigliato utilizzando strumenti non propriamente rock/metal, come il violino (primo strumento suonato dal nostro), sintetizzatori e organi e allargando i propri orizzonti compositivi all’ambient. Il suo curriculum compositivo vanta 10 demo, 3 split, 2 compilation e 1 EP, ma, fino a quest’anno solo un album, Im Wald, pubblicato nel 2020 dalla svizzera Kunsthall Produktionen (etichetta di proprietà, manco a dirlo, di Wintherr), ha incanalato in versione full length tutte le idee che hanno caratterizzato le produzioni precedenti. Stratificazioni sonore nere come la pece tra taglienti chitarre, tappeti di synth di angosciante maestosità e grida terrificanti che lacerano il paesaggio invernale ricreato dalla musica.
Geister, pubblicato il 23 aprile sempre da Kunsthall Produktionen, si distacca da quanto prodotto e composto da Wintherr fino ad oggi. I 70 minuti che compongono il suo secondo album ci restituiscono un lampante esempio di black metal di stampo classico, pur mantenendo intatte le atmosfere da gelido paesaggio ascoltate in passato; i riff di chitarra sono al centro della scena freddi e taglienti e anche la voce, se pur sempre filtrata e non in primissimo piano, riveste un ruolo più centrale, con i suoi urli luciferini, rendendo il disco un lavoro molto più diretto rispetto al precedente, anche grazie alla scelta di un minutaggio più ristretto per ogni singolo brano.
Il polistrumentista elvetico si districa bene sia nella velocità più sfrenata (l’iniziale “Schattä”, “Äschä” e “Anders”, dalla conclusione lenta e inesorabile), sia nell’unione tra black metal e punk di “Wüetig”, seguendo la strada tracciata dai padrini Darkthrone, sia rallentando fino al mid-tempo (“Undä”, “Wärzä” e “Schuurig”). L’episodio a sé stante rappresentato dalla conclusiva “Geischtr” ci restituisce l’antico spirito del progetto Paysage D’Hiver, tornando all’aspetto più visionario e metafisico del fare musica di Wintherr, concludendo con suggestione e contrastando l’energia sprigionata nel resto dell’album, con l’unica traccia dove non sentiamo il Nostro urlare con rabbia.
Gli undici brani di Geister, pur mantenendo un’identità propria, formano un unico monolite sonoro, una narrazione particolareggiata attraverso un black metal senza fronzoli e diretto, fingendo una monotonia sonora che serve a creare un turbine labirintico e claustrofobico, mentre tutto attorno a noi la neve cade e il paesaggio invernale prende forma. Nonostante il susseguirsi delle stagioni, l’inverno è sempre alle porte del nostro animo, trasportandoci all’interno di un quadro mozzafiato, ma al contempo inquietante e portatore di incubi. I Paysage D’Hiver incarnano la parte più underground della scena black metal e meritano tutto il rispetto che si deve a chi ha rappresentato e rappresenterà ancora un punto di riferimento per i sostenitori della nera fiamma.
(Kunsthall Produktionen, 2021)
1. Schattä
2. Bluet
3. Wüetig
4. Undä
5. Äschä
6. Wärzä
7. Anders
8. Schtampfä
9. Gruusig
10. Schuurig
11. Geischtr