I Pencey Sloe sono un oscuro duo parigino che ad oggi ha dato alle stampe un EP omonimo e due full, l’ultimo dei quali, il qui presente Neglect, viene pubblicato proprio in questi giorni dall’attentissima Prophecy Productions. Oscuro non tanto per le sonorità (che attenzione, non sono di certo allegre) quanto per la poca esposizione mediatica che i Nostri hanno scelto di avere, nonostante abbiano alle spalle un’etichetta di tutto rispetto e siano portati sul palmo della mano da alcuni musicisti di fama mondiale nel mondo del metal (uno dei quali è presente anche in questo lavoro).
Il precedente Don’t Believe Watch Out ci aveva lasciato con una band in grado di flirtare agilmente con lo shoegaze, il dream pop e la (dark) wave, ma non aveva fatto proprio centro a causa di alcune asprezze che non sono state del tutto superate nemmeno con questo album. I miglioramenti ci sono stati, sono evidenti, ma i Nostri non sono ancora in grado di tenere sempre alta l’attenzione dell’ascoltatore per tutta la durata del disco, non riescono a imprimere quelle svolte, a fornire quegli “hook” necessari a far crescere la voglia di un nuovo ascolto. Va detto però che Neglect è un disco godibilissimo, con spunti in alcuni casi molto interessanti che rimandano direttamente all’Alcest più melodico e sognante, ai Low, allo shoegaze, agli Esben and the Witch (quando le ritmiche si fanno più serrate ed oscure), ai Cranes e agli Slow Crush. Una natura sonora ambivalente, che come una marea sale e scende di continuo variando le ritmiche e di conseguenza anche il carico emozionale: quando i Pencey Sloe riescono a mettere in atto questa formula abbiamo brani vincenti come l’apertura “What They Need”, la title-track, “Mirror Rorrim” (in odore di The Cure periodo dark), l’eterea “Sigh” e la prima parte di “The Run”, la quale vede come ospite Stéphane “Neige” Paut (e la canzone di colpo assume dei colori pastello tipicamente “alcestiani”). I restanti brani si limitano a riprendere le soluzioni sperimentate negli altri pezzi, ma senza raggiungere lo stesso risultato: insomma di dieci canzoni almeno la metà sono assolutamente valide e alla fine giustificano il prezzo del biglietto, permettendo ai Nostri di portare a casa un risultato senza dubbio migliore e più definito rispetto al precedente disco.
I Pencey Sloe hanno partorito un lavoro cangiante e tipicamente primaverile: vago, indefinibile nei suoni e nei mood che vuole veicolare, che sfugge tra le mani ma che per questa sua natura così intangibile può riuscire a fare pian piano breccia nel cuore di alcuni ascoltatori. La tentazione sarebbe quella di premiare il duo per lo sforzo fatto, per aver cercato (quasi centrando il bersaglio) di aggiungere qualcosa in più, di mettere più a fuoco quanto fatto fino a quel momento. Siamo però fiduciosi che il prossimo disco sarà quello della consacrazione perché i mezzi ci sono tutti, basta solo aggiustare la mira. Ci conserviamo quindi il bel voto per il prossimo album, speranzosi che le nostre attese verranno ripagate dai Pencey Sloe: che lo ripetiamo, sono un duo da tenere assolutamente d’occhio!
(Prophecy Productions, 2022)
1. What They Need
2. Smile to Zero
3. Neglect
4. Mirror Rorrim
5. Sigh
6. The Run – part 1
7. The Run – part 2
8. Brutal in Red
9. Reversed Backwards
10. Inner