Qualche mese fa era arrivata da Torino l’interessante notizia della nascita dei Peste, una sorta di supergruppo con membri di Haram, Tutti i Colori del Buio, If I Die Today e Papazeta. Giusto il tempo di far lavorare un po’ l’immaginazione per capire cosa potesse uscire da questa unione di forze ed ecco che i Peste escono già con un antipasto atto a tenere a soddisfare le nostre curiosità, un 7” omonimo uscito ai primi di gennaio per This Is Core.
I Peste ci sbattono in faccia le loro interrogazioni alla vita, all’orrido seme della nostra natura, tramite cinque brani – coltellate che non vanno mai oltre i due minuti. L’EP si apre con “Mercy”, traccia con cui avevano lanciato il disco, e ci si presenta davanti un freschissimo dark hardcore / crust dalle tante sfaccettature ma schietto, straight to the point, che divaga ma lo fa per brevi incisi, che in breve tempo riesce a dare conto del complesso e variegato background della band. Così capita che i Peste si dimenino pure in contorsioni di chaotic hardcore, si sporchino le mani nel marciume sludge o facciano l’occhiolino a un noise lacerante. Quale che sia la soluzione adottata, i Peste hanno una costante che è una pronunciata propensione a voler fare male. Mentre un altro punto a loro favore è la qualità della scrittura, stratificata, dinamica, eppure perfetta anche nei momenti di più sfacciata semplicità (“Faith”).
La resa di questo 7” omonimo sarebbe il primo passo ideale per qualunque band e i Peste, non solo ripagano e soddisfano le nostre curiosità, ma rilanciano ulteriormente la posta, aumentando di tanto le aspettative su di loro.
(This is Core, 2019)
1.Mercy
2.Faith
3.Dead
4.Humanless
5.Coffins