Sette lunghi anni sono passati dall’ultimo full length, il validissimo Ephemeral, e dopo questa lunga attesa ecco il ritorno sulle scene degli australiani Pestilential Shadows, band black metal tra le più longeve e rispettate nel loro Paese, attiva dal 2003; la band, i cui membri sono coinvolti in altre numerose band come Drowning The Light, Nazxul e Advent Sorrow, fa parte dell’Ordo Ater Sanguis o Ordine Del Serpente Nero, un ordine satanico di band black metal australiane e statunitensi (tra cui Black Funeral e Darkness Enshroud).
Revenant, pubblicato dall’australiana Seance Records, ci restituisce una band fedele al black metal più grezzo, nudo e crudo, mantenendo, però, sempre un tocco personale ed una forte propensione a riff taglienti ed ispirati; in questo album il tema centrale è la Morte, il Grande Mietitore e le possibili strade su cui conduce la carne mortale al suo riposo e alla sua inquietudine; Revenant è lo spirito immondo che ritorna dopo la morte, rianimato con l’alito turpe della morte, per portare sulla terra inquietudine e tormento spettrale.
Ogni singolo brano vede i Pestilential Shadows esplorare i vari piani della nostra esistenza e le molteplici incarnazioni della morte, creando costantemente episodi avvincenti di dramma e oscurità, emozioni avvolgenti e magnificenza, mantenendo intatta la grinta e la furia che da sempre li contraddistingue; l’integrità stilistica della band rimane intatta per tutti i 44 minuti di durata dell’album, seppur inserendo sporadiche innovazioni ed inquietanti passaggi atmosferici, sviscerando in modo coerente il messaggio di morte e disperazione. L’opener “Procession Of Souls” è il brano più devastante dell’album, dal riff e dall’atmosfera di stampo old school, in una sagace alternanza di mid-tempo e blast-beat tanto cari ai puristi del genere; il mid-tempo trascinante e marziale e il catacombale suono del basso rendono “Hunter And Reaper” una perla di epico misticismo; “Twilight Congregation” dall’iniziale incedere lento e inesorabile possiede un’aura maligna e infernale, anche grazie alla voce di Balam, che, quando il ritmo si velocizza, diventa disperata e angosciante; “The Sword Of Damocles” parte subito all’attacco con ritmo serrato, rallentando poi in un mid-tempo dalla conclusione epica e atmosferica; le due canzoni conclusive, la title-track e “Beneath The Dying Stars”, ci accompagnano direttamente al cospetto del Mietitore, che abbassandosi il cappuccio ci mostra il suo vero volto, attraverso furie vocali, spasmodici blast-beat e momenti di epica drammaticità. Ad accompagnare l’album c’è un’inquietante copertina realizzata appositamente dall’artista australiano Greallach, con successivi artwork di Balam, che si uniscono ai testi per illustrare imponenti paesaggi e scene di orrore pestilenziale.
Sicuramente con Revenant non si può gridare al miracolo o pensare di avere tra le mani qualcosa di mai sentito, ma la musica dei Pestilential Shadows è ben suonata, sincera, grezza, ma allo stesso tempo dai suoni curati; questo album farà sicuramente la felicità di chi ama il black metal puro, senza contaminazioni o ammorbidimenti, e può essere un buon punto di partenza per chi si è avvicinato al genere da poco. I Pestilential Shadows hanno ripreso posto sul trono e speriamo che possano regnare a lungo.
(Seance Records, 2021)
1. Procession Of Souls
2. Hunter And Reaper
3. Twilight Congregation
4. The Sword Of Damocles
5. Revenant
6. Beneath The Dying Stars