Pietra Tonale è un collettivo torinese composto da oltre venti elementi che arriva, dopo anni di sperimentazioni, di ricerca e di percorsi sonori complessi, al debutto discografico, autoprodotto. L’album è la risultante di questo processo di continua modifica che, forse, oggi, ha raggiunto una sua stabilità, se non definitiva, almeno soddisfacente. Riuscire a rendere concreti gli sforzi che stanno dietro ad un’orchestra di questa portata numerica non è sicuramente stato facile, ma, al netto di questo, se dobbiamo soffermarci freddamente sul risultato, non possiamo che essere entusiasti. Disco Uno è infatti un ottimo album di ricerca, che racconta di come la musica contemporanea oggi possa essere vista come il giusto compromesso tra la collettività e l’individualità, con quest’ultima che si mette a disposizione della prima.
Il disco si compone di tutta una serie di sfaccettature tra loro intimamente connesse, ma di provenienza aliena se contrapposte le une alle altre. Due sono le cose da sottolineare in prima battuta, la necessità di un’apertura mentale che possa portarci al coinvolgimento totale e che possa farci godere appieno della loro proposta. E, in seconda battuta, il fatto che si tratta di un album in continuo mutamento, e che quindi, ipotizziamo, in sede live, passibile di ulteriori trasformazioni, figlie del momento, dell’ispirazione e dell’improvvisazione, in modo da inquadrare il tutto come una sperimentazione continua che cerca di mostrarci una neolingua a noi ancora sconosciuta.
Dentro il disco c’è un modo di pensare la musica che sposa quell’approccio libero (e liberato) degli anni Settanta, in cui nulla era precluso in partenza, e dove il contesto in cui si lasciava esprimere i musicisti era del tutto impossibile da schematizzare dogmaticamente. Uno spazio non conforme dove gli elementi dell’orchestra esprimono le loro potenzialità attraverso mutamenti che seguono logiche a noi aliene, ma perfettamente inserite un contesto espressivo che sublima la follia. Se l’idea è quella che tutto, musica compresa, possa cambiare in modo costante e impossibile da arrestare, sia nella forma che nella sostanza, allora un album come questo ha perfettamente senso, anche per chi non lo saprà (o vorrà) apprezzare come meriterebbe. Ma io sono un folle a cui piace perdersi in queste dinamiche dell’assurdo, per cui, lascio a voi le conclusioni. Io mi limito ad approfondire la conoscenza con Giulia Impache, voce solista dell’album, che ammetto di aver scoperto proprio grazie a Disco Uno. Sarà un piacere ripercorre la sua carriera a ritroso, a partire da IN:Titolo, il suo ultimo album solista uscito nei primi mesi dell’anno.
(Autoproduzione, 2025)
1. Devotion
2. Selce
3. Sar Oh Dedida
4. Petricore
5. Ronzeze
6. Melodia 2
7. In Iterpo Elo
8. Nap
9. Aix To Mun
10. Melodia 1