I Ponte del Diavolo arrivano finalmente al primo full-length, maturato dopo tre EP molto interessanti e dopo aver siglato per la celeberrima Season of Mist. Ciò può dimostrare chiaramente che il loro connubio tra doom metal, black metal e dark-wave non sia passato per niente inosservato. E in effetti, la loro è una miscela molto particolare. È vero che i precedenti lavori costituivano solo un assaggio, ma si può dire che la maturazione artistica della band è stata a dir poco verticale, portando il Ponte del Diavolo a esplodere in questo inverno con l’annuncio di Fire Blades From The Tomb.
Fire Blades From The Tomb è un disco che ha un’anima nera come la pece, ma contemporaneamente riesce a circondare tra le sue braccia molte influenze, che potrebbero dipingere colori molto eterogenei. Essendo dotati di un’indole narrativa molto forte e potente, i Ponte del Diavolo costruiscono la struttura dell’album in maniera ottimale, inanellando con sapienza uno dopo l’altro i capitoli che lo compongono e dando loro una propria raison d’être definita. Partiamo dalla formazione: per chi non li conoscesse, i Ponte del Diavolo hanno ben due bassisti che conferiscono un suono decisamente corposo, e la sezione vocale è affidata ad una voce femminile a dir poco ammaliante. All’interno di Fire Blades From The Tomb come detto troverete molta varietà ed ispirazione: come non citare a questo proposito i primi due pezzi “Demone” e “Covenant” (per i quali sono stati girati dei videoclip, entrambi molto belli), la ruggente e quasi stoner “Nocturnal Veil” o la più riflessiva “La Razza”. Molto interessante anche la scelta di registrare in chiusura una cover di Nick Cave, ovvero “The Weeping Song”, una delle più ammalianti e riuscite del cantante australiano.
Piatto ricco mi ci ficco, in definitiva. Anche se siamo ancora a febbraio, possiamo dire che Fire Blades From The Tomb si candida prepotentemente ad essere uno dei dischi italiani di questo 2024. Il primo full dei Ponte del Diavolo infatti non poteva essere più interessante di così, facendo tesoro di tutte le influenze dei componenti della band e mescolando con maestria tanti generi e umori. Non mi stupirei di vedere la band presto sui palchi più importanti d’Italia e d’Europa, sinceramente; anche perché è quello che si meritano.
(Seasons of Mist, 2024)
1. Demone
2. Covenant
3. Red As The Sex Of She Who Lives In Death
4. La Razza
5. Nocturnal Veil
6. Zero
7. The Weeping Song