Non è affatto facile descrivere quanto sto per, in quanto mi accingo a scrivere di un lavoro molto particolare ad opera di una band altrettanto particolare. Una band che fin dal momento in cui ne venni a conoscenza non seppi interpretarne le vere intenzioni; che ha dato vita a una serie di opere per alcuni senza un vero senso, per alcuni apice assoluto della fantasia compositiva; che ha preso il genere musicale estremo per definizione e l’ha estremizzato ulteriormente, portandolo verso lidi inconcepibili fino alla loro nascita. Una band che nel tempo ha saputo dare drastica dimostrazione di come, tramite un antico mezzo di comunicazione e forma d’arte quale è la musica, si possa portare un ignaro ascoltatore a vivere, sperimentare quanto di più folle e degenerato ci sia nella fantasia di un artista. Perché Hagbulbia dei Portal è proprio questo: decadimento psichico, anche se va ammesso che la linea di demarcazione con la rivelazione intellettiva è molto sottile, sta a noi capire su che versante posiamo il piede.
Una bizzarra e improbabile sindrome che colpisce un villaggio affliggendo tutto e tutti con la forma della spirale (Uzumaki); un antico essere filtrato dalle stelle che dimora sopito in una città sommersa e attende l’allineamento dei corpi celesti per ridestarsi e compiere il suo imperscrutabile volere (Il Richiamo di Cthulhu). Opere di fantasia stupende che trovano proseliti in un mondo in cui se ci credi allora è vero, le cui vicende non trovano spazio nella logica lapalissiana della fredda realtà. Ma a volte, la realtà dimentica di contenere al suo vasto interno deformi aberrazioni che sfuggono al suo controllo, come i Portal per l’appunto, che fin da quel zanzaroso lavoro che fu Seepia, non hanno mai smesso di portare la loro proposta verso vertici di squilibrio mentale/artistico che culmina ad ogni disco. L’hanno fatto ancora, con questo Hagbulbia, che si presenta all’ascoltatore come un’entità dalla natura indefinibile. Un conglomerato oscuro e tossico fatto di suoni, rumori e, la solita voce cavernosa che incanta, spaventa e trasecola chi ascolta, raccontando di orrori indescrivibili. In realtà però, durante l’ascolto del disco ci si può imbattere in strumenti. Percussioni, basso e chitarre distorte all’inverosimile sono facilmente percepibili nel marasma sonoro creato dalla band australiana, addirittura nel brano Hexodeus è facile individuare un lontano e sommesso blas tbeat, ma non è che un evento sporadico e questo rende la sorpresa maggiore. Se per un neofita approcciare i Portal era già difficile con un disco “semplice e diretto” come Ion, con questo nuovo nato siamo di fronte a qualcosa di pressoché inaccessibile, a meno che non si abbia avuto a che fare con realtà oscure e totalmente di nicchia come Masonna o Torturing Nurse. Va da sé che l’ascolto risulta difficile, in fondo un genere come l’harsh noise non è mai stato un fenomeno molto popolare se non in determinati circoli che possono variare dalla mera posa all’effettiva passione per un “prodotto” (domando scusa per il termine sgradevole, n.d.a.) che parte da una base musicale e si avventura in territori spaventosi e sconosciuti.
Alla fine Hagbulbia è effettivamente un bel disco, se preso con pinze molto sottili e sperimentato nel momento e nel modo giusto, nel senso che, esattamente come altre opere non necessariamente dello stesso genere quali Casus Luciferi degli Abruptum; Come To Daddy di Aphex Twin o ancora Noahaem degli Anenzephalia, non è un disco che ascolti per sentire un dato brano, è un disco che genera atmosfera, un disco che se si è ascoltatori molto sensibili può far attraversare i noti sei gradi della paura. Quindi se terrorizzare l’ascoltatore tramite una sorta di subdolo mesmerismo sonoro era effettivamente intenzione dei Portal, allora funziona, “Mission accomplished” come si dice. Comunque non è nel modo più assoluto un disco per tutti, necessita molta preparazione e una certa dose di dedizione all’ascolto per farsi suggestionare al meglio.
(Profound Lore Records, 2021)
1. Stow
2. Of Straw and Cloth
3. Grail
4. Weptune
5. Hexodeus