Il quinto lavoro degli australiani Portal, l’album Ion, rilasciato a fine gennaio 2018 per la Profound Lore Records, proietta fin dalla prima traccia ambient “Nth” in un universo sepolcrale dipinto con perizia attraverso echeggianti sonorità death metal.
“Esp Ion Age” e “Husk” si fanno strada attraverso un tappeto di batteria dinamico e una voce uniforme e spettrale. “Phreqs” è la rappresentazione del caos, dissonanze e velocità quasi hardcore contribuiscono a renderla forse la traccia meglio riuscita, seguita da “Crone” e “Revoult of Volts” per arrivare alla forza distruttrice di “Spores”, breve intermezzo dalla patina drone. Segue “Phathom” e infine “Olde Guarde”, dalla durata di quasi dieci minuti, che è il punto d’arrivo dell’album, in cui si raccolgono gli ultimi residui di energia rimanenti, per dissolversi da metà traccia in poi in un’atmosfera da incubo senza via d’uscita arricchita da urla laceranti.
Ion, rispetto al loro penultimo lavoro Vexovoid, in poco più di mezzora, conferma la volontà dei Portal di scardinare e ricostituire il genere death, arricchito da ventagli drone ed ambient e da chitarre dal respiro noise e hardcore, nel tentativo di creare un universo orrorifico parallelo. Attraverso questo album, i Portal confermano il loro status di band cult.
(Profound Lore Records, 2018)
1. Nth
2. Esp Ion Age
3. Husk
4. Phreqs
5. Crone
6. Revault of Volts
7. Spores
8. Phathom
9. Olde Guarde