I Profeci sono una band polacca proveniente dalla città di Poznan; il loro interessantissimo debutto Matecznik, uscito nel febbraio 2020, virava su coordinate tipiche della scena black metal del loro Paese, dimostrando quanto fossero importanti per loro le influenze di band come Odraza e Mgła. Il loro ritorno discografico, a distanza di poco più di un anno dal precedente, ha il titolo di Aporia, è pubblicato dalla polacca Godz Ov War Productions e si discosta ampiamente da quanto ascoltato in precedenza; l’influenza dei mostri sacri Mgła è ancora palpabile, ma questa volta la band si evolve in un sound molto personale pieno di suoni e contaminazioni differenti.
La tenacia e la potenza tipiche del black metal polacco permangono nel labirinto sonoro dei Profeci, ma vengono inglobate in un mix sonoro che spazia dall’heavy metal al rock’n’roll, dal doom al death metal (quest’ultimo in minima parte) fino al crust; ogni membro della band ha piena padronanza del proprio strumento, compreso il cantante Piołun che recita un ruolo primario grazie alla propria versatilità vocale. I testi sono incentrati sui temi filosofici, sulla misantropia e sulla natura e l’alone malinconico e di distacco sociale è ben presente in tutto l’album, aggiungendo pathos e epicità a composizioni già di per sé molto valide; i tempi si attestano su vari fronti, dal blast-beat cadenzato e mai iperveloce al mid-tempo, concedendosi ogni tanto una virata su up-tempo dal sapore rock’n’roll e rallentamenti doom di indubbio fascino.
Già dall’iniziale “Demiurg” è chiaro il messaggio di disperazione e della già citata misantropia, accompagnato però da melodie di chitarra che rendono più leggero l’ascolto, lasciando scorrere ogni traccia liscia e molto orecchiabile; i cambi di tempo all’interno di ogni brano sono molteplici, ma mai sgarbati, in un via vai di ritmi che rendono ancora più interessante la proposta dei Profeci. Come detto in precedenza, il cantato di Piołun è variegato, alternando urla laceranti e che sputano odio e rassegnazione, in uno stile più vicino al growl che al tipico screaming black metal, a una voce pulita, solenne, quasi teatrale, che decanta le proprie litanie e coinvolge l’ascoltatore, pur rimanendo ruvida, vista la scelta di cantare nella madrelingua polacca.
Tra tutte le tracce, quelle che più mi hanno colpito sono “Bojazn I Drzenie”, brano malinconicamente atmosferico dai tempi cadenzati, dove l’intermezzo di voce pulita aggiunge pathos ad un brano già molto interessante, “Wyrosly Juz Drzewa”, brano variegato che alterna doom, rock’n’roll e black metal e dalla voce di Piołun che inizialmente si sdoppia, e la conclusiva “Trzecia Ofiara” dove il doom e il black metal vengono mescolati addirittura alla darkwave anni ’80, come se i Candlemass e i Mgła si fondessero con i Cure in un’entità unica.
I 41 minuti di Aporia scorrono in fretta e senza appesantire l’ascolto, nonostante l’offerta musicale non sia poi così facile o standard, ma i Profeci sanno amalgamare bene le proprie scelte stilistiche e ce ne danno un’ottima prova. Avanti così!
(Godz Ov War Productions, 2021)
1.Demiurg
2.Bojazn I Drzenie
3.Czêowiek Urojony
4.Danaidy
5.Wyrosly Juz Drzewa
6.Sny Prorocze
7.Trzecia Ofiara