I Pyreship vengono da Houston e con la loro nuova fatica Light is a Barrier provano a dire la loro nell’affollato universo del post-metal: ci riescono? Nì. Ma andiamo con ordine.
I Nostri puntano molto sul senso di atmosfera e di melodia per imbastire le loro trame sonore, forti anche di un duo alla voce di grande impatto, Jenny e Cru: dove la prima si occupa delle linee in clean, al secondo sono affidate le parti più aggressive, che difficilmente sfociano nel growl attestandosi su uno scream graffiante, cupo, ma mai troppo cavernoso, di reminiscenze quasi grunge anni Novanta. Anche da un punto di vista prettamente melodico la band lavora molto sull’orecchiabilità e sulle cadenze lente, circolari, asfissianti guidate da chitarre aperte e dal sapore rock. Il risultato finale è convincente per buona parte del lavoro, con un paio di momenti più debolucci controbilanciati da altri pezzi assolutamente validi. La traccia posta in apertura, “Broken Spire”, è probabilmente la meglio riuscita del lotto: potente, post-metal nel suo essere tellurica, minacciosa, liquida come i migliori Isis e i Cult of Luna più ammiccanti, ma assolutamente orecchiabile e “rock” nel suo lasciarsi ascoltare con piacere e gusto. Ottima poi la coda, assolutamente degna di nota e che ricorda addirittura i Battle of Mice, merito questo di Jenny, che nel finale del pezzo si lancia in un fraseggio cantilenante (in senso positivo) degno della migliore Julie Christmas (quella dolce e cullante, non quella isterica e feroce). “Anathema” resta su queste coordinate inserendo anche intrecci “à-la Tool” che arricchiscono e impreziosiscono la struttura della canzone. Il fraseggio tra le voci che apre il brano, entrambe in pulito, tratteggia un’atmosfera fumosa, rarefatta e sospesa, quasi a riprendere momenti stoner e grunge, per poi esplodere in un ritornello potente ma, ancora una volta, mai troppo massiccio e ostico. Le due tracce intermedie, “Half Light” e “Forest of Spears” sono forse quelle meno convincenti, probabilmente perché prive dei validi appigli melodici sui quali invece facevano perno i precedenti pezzi: per fortuna il livello si alza nuovamente con la finale “Highborn”, una canzone che fa ampio ricorso ad atmosfere tra il doom e lo stoner e, di nuovo, si avvale dell’ottimo fraseggio tra i due cantanti. Un break sulla metà, lento, massiccio e solido costruisce le basi del finale del pezzo, un’impetuosa e coinvolgente cavalcata strumentale che collassa e deflagra su sé stessa concludendo di fatto anche il disco.
I Pyreship hanno interpretato alla lettera il termine “post-metal”: sono andati “oltre”, hanno pescato a piene mani da più generi (anche non necessariamente metal) per dare alla luce un ibrido sonoro effettivamente interessante e con alcune notevoli carte da giocarsi. Peccato che non tutti i pezzi abbiano lo stesso mordente e la stessa capacità di coinvolgere, altrimenti saremmo stati di fronte a un mezzo capolavoro. Abbiamo invece tra le mani un buon disco, non necessariamente destinato ai soli amanti del post-metal viste le tante sonorità messe in gioco, portandolo ad essere a tratti quasi più un lavoro di stoner. Light is a Barrier merita dunque la vostra attenzione, così come la meritano i texani: se sapranno implementare anche solo un poco di più la loro formula il prossimo lavoro potrebbe essere quello della svolta e della consacrazione.
(Autoproduzione ,2022)
1. Broken Spire
2. Anathema
3. Half Light
4. Forest of Spears
5. Highborn
7.0