I Reka sono una band russa attiva dal 2007 e, dopo tre album e diversi EP, giunge al nuovo disco Jupiter, con una line-up in parte rivisitata. Alla voce troviamo difatti la nuova recluta Michel Balitran, terza ugola ad avvicendarsi al microfono dei Nostri, dopo la dipartita, nel corso degli anni, di Sebastien Ducotte (Celeste) e di Per Skytt (Amalthea). Inquadrabile nell’alveo del post-metal, il quintetto dell’est Europa non ha come obiettivo innovare significativamente il genere, bensì di migliorarne la qualità in una scena popolata principalmente da cloni.
Il disco si compone di quattro tracce, tutte dal minutaggio piuttosto robusto (dai circa otto minuti a crescere) che, oltre a strizzare l’occhio ai classici saliscendi emotivi del genere, cercano di porre l’accento anche sulla forza espressiva, senza risultare necessariamente già sentite. L’opener, “L’Aurore”, presenta un cantato aspro/acido -molto classico- ed un lavoro alla chitarra duro e massiccio, pesante al punto giusto, con degli arpeggi melodici pregni di cupezza. È però la sezione ritmica, con particolare riguardo per la batteria, che dona vivacità alla composizione, grazie a passaggi sonori molto interessanti e vari, che rendono l’ascolto appagante. “Jupiter” presenta chitarre più ritmate e corpose, vocals etereo/celestiali (l’intermezzo epico qui presente non stride per nulla) per poi lasciare spazio ad una tempesta fiammeggiante che profuma di death metal. “Le Dernier Sourire” cambia le carte in tavola indossando una veste più grigia e sofferente grazie a melodie ipnotiche, giochi ritmici arcani ed un guitarwork molto gotico (il riff portante ricorda “Clawmaster” dei Ghost Brigade) ed allo stesso tempo multiforme. Ci troviamo dinanzi un continuo mutare di tonalità emotive piuttosto sorprendente, laddove il finale riporta alla cruda realtà con furente efficacia. L’ultima traccia è forse la più elaborata: il riffing, lungi dall’essere graffiante e diretto, si evolve attorcigliandosi in un turbine di melodie oscure, tragiche detonazioni e visioni sonore lucenti. Essa necessita diversi ascolti per essere interiorizzata al meglio, e ciò nel genere è un pregio non indifferente.
Con Jupiter abbiamo dunque tra le mani un album meritevole di attenzione, che potrà appassionare sia i neofiti che gli appassionati irriducibili che vivono di pane e post-metal.
(Moment of Collapse, 2019)
1. L’aurore
2. Jupiter
3. Le dernier sourire
4. Titans