Prima prova sulla lunga distanza per il deathgrind dissonante degli australiani Resin Tomb, che con il loro full-length Cerebral Purgatory tornano sulla scena a quattro anni dall’EP di debutto. Anticipato da due singoli pubblicati al termine dello scorso anno, il lavoro si presenta fresco e moderno, con la propria commistione di death metal tecnico e sporco grindcore dissonante, mai noioso o ripetitivo, a deliziare l’ascoltatore per l’intera mezz’ora di durata dell’album.
Cerebral Purgatory si apre con le cacofoniche acrobazie di “Dysphoria”, che ci catapulta come una molla dai meccanismi diabolici al centro di quel mandala di chitarre affilate e bassi implacabili che è il disco. Inizia così un viaggio allucinogeno e vorticoso a cavallo tra l’hardcore, il death e il grind, che a tratti richiama gli antichi fasti dei Pig Destroyer, molto più spesso i contemporanei Wormrot, e in certi punti perfino le sperimentazioni inverosimili dei Pyrrhon. L’impianto di molti brani, “Scalded” e “Human Confetti” (bellissimo titolo) tra tutte, è ben più assimilabile al death metal classico di impostazione novantiana che al grindcore moderno, ma la frammentazione dei suoni e la frenesia compositiva con cui la massiccia impalcatura intro-riff-ponte-riff è rivestita, come piume variopinte su un bitume marcio, creano l’unicità del lavoro dei nostri. Verso la conclusione Cerebral Purgatory si fa più lirico – passare il termine prego –, lasciando maggior spazio alle linee di sei corde e alle controllatissime sfuriate dietro alle pelli (vedi “Concrete Crypt”), e donando all’ascoltatore che giunge al termine di questo carnevale dissonante la squilibrante sensazione di aver assistito ad un massacro controllato, ad un delirio a orologeria. Complice è anche l’anomala produzione, maniacale e pulita ai limiti dell’eccesso, palesemente mutuata dai canoni del dissonant death più tecnico.
Col loro LP d’esordio i Resin Tomb non aprono, ma non pretendono neanche di farlo, alcuna nuova strada al genere grindcore, ma se ne dimostrano grandi artefici, mettendo sul piatto un album di notevole interesse, che merita un ascolto da parte di tutti i fan del genere. Il contrasto tra la schizofrenica commistione messa in scena dagli australiani e la produzione chirurgica dei loro brani, quasi più scioccante della violenza della musica in sé, è un motivo già più che sufficiente per ascoltare Cerebral Purgatory.
(Transcending Obscurity Records, 2024)
1. Dysphoria
2. Flesh Brick
3. Scalded
4. Cerebral Purgatory
5. Human Confetti
6. Purge Fluid
7. Concrete Crypt
8. Putrescence