Autumnalia è l’album d’esordio dei bolognesi Riah, combo post-rock/metal strumentale. Pubblicato lo scorso novembre da Fluttery Records, l’album si presenta come un viaggio introspettivo dai cupi toni pastello, gli stessi della stagione a cui è dedicato e nella quale ha visto la luce (o l’ombra). Come molte uscite del genere, Autumnalia non porta con sé alcuna rivoluzione, proponendo comunque una visione abbastanza personale e lontana dai cliché: i numi tutelari, Russian Circles su tutti, risultano solo un punto di partenza per arrivare ad altro.
È infatti un’attitudine riflessiva più che magniloquente a caratterizzare i brani, sin dall’opener “Melancolia”, attraversata da un’atmosfera inquieta e arricchita da alcune bordate tese e distorte di matrice math/noise. Già dal medesimo brano la band adotta uno schema compositivo poco prevedibile, votato al continuo inseguirsi di momenti e sensazioni anche piuttosto diverse tra loro. “Il sogno del buio” persevera sulla medesima strada, aprendosi al groove e a giochi più complessi, accentuando il mood angosciante. Vi si oppone “Luce”, relativamente più leggera, sognante, luminosa appunto, che – blast beat a parte – rimanda a certi epigoni del post-rock più etereo, chiudendosi con una coda ambient che sfocia nel totale silenzio. Sembrerebbe una conclusione ideale per l’album, ma c’è ancora un brano ed è “Taedium Imperat”, che alza il tiro, il gain e i bpm rivelandosi l’episodio più heavy, nonché forse il più riuscito del lotto.
Insomma, non si può negare che ai Riah piaccia stupire e fare le cose a modo loro, caratteristica di per sé importante in questo panorama. Anche dal punto di vista prettamente sonoro l’album, masterizzato da Magnus Lindberg (Cult Of Luna), appare curato in maniera personale, con una produzione sì chiara e definita, ma che non scintilla, anzi graffia quando è necessario.
Ci sono, come d’altronde è normale che sia, alcuni punti da mettere ancora a fuoco, magari raffinando il songwriting in modo da renderlo più scorrevole. Sarebbe però un peccato rinunciare al gusto per la sorpresa e per il colpo di mano, vero valore aggiunto di Autumnalia insieme alla capacità dimostrata dai Riah nel ricreare colori e sensazioni – non a caso la formazione vede la presenza in pianta stabile della visual artist Francesca Bonci. Le premesse sono quelle necessarie per produrre musica di spessore in futuro, ma in realtà di spessore se ne trova parecchio anche oggi, nonostante si tratti di un debutto. Da tenere d’occhio se siete appassionati di certe sonorità.
(Fluttery Records, 2018)
1. Melancolia
2. Dastin
3. Il sogno del buio
4. Luce
5. Taedium Imperat