Per quanto molti ci provino, pochi ci riescono a far convivere il vecchio con il nuovo. No Great Loss è uno di quei casi in cui le due derivazioni anagrafiche effettivamente riescono ad andare di pari passo non senza risultare di difficile ascolto però.
Ad un primo ascolto No Great Loss appare come qualcosa di estremamente vellutato e raffinato, un prog metal dal carattere positivo, ma ad un ascolto più approfondito, quello che risulta è una sorta di jam tra una band tipo gli Haken e qualcosa che può richiamare gli Iron Butterfly con innesti che possono andare da un rock anche radiofonico volendo fino alle fioriture degli Opeth meno metallici. Il tutto con il passare dei minuti con su questo disco inizia dapprima a far acconsentire, poscia cominciare a far alzare un sopracciglio e infine a chiedersi cosa si sta ascoltando. La sto ponendo come qualcosa di estremamente complesso, forse più del dovuto, la verità è che appare tale solo con la mentalità analitica, ma se si ascolta No Great Loss lasciando che la musica fluisca nell’apparato uditivo senza andare a cercare dettagli allora il piacere è garantito. Le chitarre non sono mai aggressive, anzi, quasi delicate, il drumming raffinato non sconfina mai in sbrodolii tecnici e le voci pure. Pare un disco uscito dalla testa di Devin Townsend con tutte le conseguenze che ne derivano. E forse proprio per questo è di grande impatto sensitivo ed emotivo.
Ampolloso forse nel suo complessivo, ma seriamente degno di nota per chi cerca la difficoltà anche se non rappresenta una totale sfida.
(Artoffact Records, 2022)
1. Burn the Widow
2. My Solitude
3. Goth and Exhausted
4. Aqua Tofana
5. Autumn Song
6. Succumbing to the Ravages of Age