Primavera, estate, autunno e infine inverno. Giungiamo in fine alla conclusione del ciclo stagionale per la band di Reading, Pennsylvania. Lasciatemelo dire: la magia e l’incanto non sono mai stati così presenti in un lavoro precedente della band. Sensazioni palpabili di quella che è l’atmosfera percepibile nelle serate fredde di gennaio sono incredibilmente vivide.
Si legge che The Work abbia necessitato di un anno di stesura e posso crederlo vero considerando cosa ho sentito. Niente a che vedere con i dischi precedenti, ricordo per esempio un Where Owls Know My Name in cui veniva ancora conservata molta della violenza e aggressività degli esordi, ma con questo nuovo e affascinante lavoro sembra sia stata dimenticata, magari non del tutto, ma in gran parte, in ogni caso, per fare spazio a qualcosa di molto più particolare ed atmosferico. Il deathcore dei Rivers of Nihil si è fatto nettamente più progressivo e sperimentale, anche se va detto che ascoltando i loro dischi cronologicamente dal primo, questa cosa si è fatta gradualmente più evidente. Basti pensare al sassofono, quel sassofono maledetto che prima era solo un ospite occasionale, mentre ora fa quasi parte integrante del tutto, “The Tower” e “The Void from Which No Sounds Escapes” ne sono pregne e infatti proprio grazie a questo elemento sono fra le perle più brillanti dell’intero disco. Possiamo apprezzare durante tutta la durata di The Work una notevole quantità di digressioni in pieno stile Between The Buried And Me e dei lontani ricordi degli Opeth dei tempi di Ghost Reveries, piccoli dettagli significativi che non disapproviamo. E non disapproviamo nemmeno tutti i synth e campionamenti che sono stati inseriti nel disco per conferire quel carattere glaciale che necessitava e, parlando di temperature, questo disco è sì freddo come una montagna innevata, ma sa essere anche caldo e avvolgente come il fuoco di un camino. Jake Dieffenbach che si lancia in soavi clean vocals e la blues ballad “Wait” contribuiscono a questo romantico connotato. Come ho detto, violenza non ce n’è quasi più, ma ancora ne viene usata in brani come “More?” che di per sé è una bella mazzata, fortemente appesantita da elementi atmosferici che ne riempiono ogni spazio rimasto vuoto, poi “Episode” con la sua durata di ben sette minuti e passa, dopo il terzo minuto di calma agitata si trasforma in una palla da cannone pesante e distruttiva. Arrivando in fondo troviamo “Terrestria IV: Work”, brano che collega direttamente tutto il ciclo “narrativo” avviato con The Conscious Seed of Light nell’ormai lontano 2013, ebbene questo pezzo è l’apoteosi stilistica e sommaria del disco, in cui viene buttato dentro praticamente tutto: aggressività, melodia, peso, atmosfera, pathos… tutto. Quasi dodici minuti di beltà, chitarre arpeggiate dal sapore malinconico, un sax che sa di vita e poi riff serratissimi e deviati e poi voci potenti e una batteria che è come un treno fuori dai binari. Tutto questo, tutto quello che ho descritto è niente in confronto a cosa è The Work, un disco che più che un oggetto, un prodotto, è un paesaggio, un viaggio, un sogno o, tutto questo.
Ultima nota va fatta per la splendida cover art di Dan Seagrave, un illustratore di tutto rispetto che ha firmato copertine importanti e ora riconoscibili ovunque quando si vedono dischi di gente come Malevolent Creation, Pestilence e Morbid Angel. Allora The Work è un disco differente dai precedenti, come lo sono i precedenti fra di loro, ma non per questo bisogna aspettarsi qualcosa di diverso, il sound è Rivers Of Nihil al 100%, però appunto con tanta tanta cura in più per la sperimentazione e amore per l’atmosfera, doveva essere un disco invernale e lo è a tutti gli effetti. Non ci resta che addentrarci in quella piccola vetusta baita sull’orlo del niente e gustare con una tazza di caffè bollente e una coperta sulle ginocchia questo meraviglioso nuovo album, possibilmente con un bel libro come La casa sull’abisso di Hodgson (caldamente consigliato con questo disco).
(Metal Blade Records, 2021)
1. The Tower
2. Dreaming Black Clockwork
3. Wait
4. Focus
5. Clean
6. The Void from Which No Sound Escapes
7. More?
8. Tower 2
9. Episode
10. Maybe One Day
11. Terrestria IV: Work