Sara Parigi arriva al debutto discografico dopo diversi anni di intenso lavoro, prima con la sua ex band Lady in the Radiator, poi da solista. Stanza, uscito lo scorso anno in collaborazione con Viceversa Records, è un album che necessita di assoluta attenzione, e che deve, per forza di cose, avere il proprio spazio anche qui su GOTR. Nato quasi in contemporanea con l’arrivo del periodo più oscuro degli ultimi anni, il disco ha avuto una gestazione che se può apparire eccessivamente lenta, ad una prima e veloce disamina, risulta invece assolutamente appropriata, soprattutto per tutte quelle sfumature che Sara ha prima cercato di rendere reali, e poi provato – con successo – a raccontare sull’album. Senza quella fretta che spesso finisce per incidere negativamente e lascia con l’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere, e, per poco, per pochissimo, non è stato. Per nostra fortuna i tempi sono stati quelli giusti, e oggi, possiamo accettare l’invito di Sara ad entrare nella sua stanza, e scoprire quel suo personalissimo mondo che intende mostrarci. Sta a noi, a questo punto, farlo con il dovuto rispetto, non fosse altro che per il fatto – tutt’altro che secondario – che quello che ci mostra Sara è la sua intimità. Un mondo a volte caotico ma sicuramente sincero.
Da un punto di vista sonoro il disco mostra grande maturità, intesa come consapevolezza dei propri mezzi, ma soprattutto dei propri limiti, il che la porta a non strafare, eliminando il rischio di perdersi per strada. Anzi, partendo proprio da questa idea di base Sara riesce a valorizzarla, andando a curare con gusto, garbo e intelligenza ogni dettaglio degli arrangiamenti. Qualità che rendono Stanza una piacevolissima sorpresa. Ho letto che tra gli obiettivi durante la costruzione del disco, c’era quello di riuscire ad “accorciare la distanza tra ciò che voglio dire e come dirlo“. A cose fatte possiamo assolutamente esser certi di come questa ipotetica forbice si sia sicuramente chiusa nella direzione da lei auspicata. Il suo, infatti, è un messaggio che arriva in modo elegante e misurato, ma al tempo stesso nettissimo, e a suo modo dirompente. Un messaggio che non sfocia mai nel caos, ma riesce invece a mantenere una delicatezza di fondo che ce lo fa apprezzare ancora di più.
Stanza è pervaso da echi di un cantautorato di qualità che negli anni si era irrimediabilmente indirizzato verso l’estinzione. E che ci fa pensare a quello che sarà il mondo che ci aspetta una volta usciti dalla stanza di Sara. La curiosità sta tutta qui, una volta che avremo chiuso la porta e dovremo iniziare a guardarci intorno, accompagnati dalle sue parole. Poco importa se questa sua stanza sia reale o meno. Siamo molto più interessati a quello che ci abbiamo trovato dentro, che in buona parte ha coinciso con quello di cui avevamo bisogno. Vale a dire tutti quei suoni “dimenticati” che lei ha saputo coniugare con la temporaneità, e che fanno del suo disco un qualcosa da premiare per la sua innegabile forza visionaria.
(Viceversa Records, 2024)
1. Edera
2. Specchio
3. Rive
4. Animale
5. Abbraccio
6. Nina
7. Gola
8. Tornado
9. Pelle
10. Piccola Orchestra