Decimo capitolo di Screamature, e primo del 2022, in cui recuperiamo vari lavori dell’anno da poco concluso di cui non avevamo ancora parlato sulle nostre pagine, tenendo sempre un occhio di riguardo per un’ampia gamma di generi. C’è naturalmente lo screamo nella sua forma più classica, con lo split tra Armywives, To Be Gentle, Alas e Mirin Bide e gli ultimi EP di Dim e Au bout de mes lèvres, così come l’emo dei La Dispute e le inclinazioni più estreme di Pains e Pharmacist.
Articolo a cura di Davide Brioschi (Pharmacist, Pains), Jacopo Silvestri (ABDML, To Be Gentle/Armywives/Alas/Mirin Bide) e Marina Borodi (La Dispute, Dim).
Pharmacist > Carnal Pollution
(CD – Black Hole Productions)
Dalla terra del sol levante arrivano uno sventagliare di chitarre death e un rullare grindcore, ad accompagnare l’uscita dell’ultima fatica dei Pharmacist, prolifica formazione con all’attivo già undici lavori tra split ed EP in un anno e mezzo di attività. I nostri bravi erboristi professano un death-grind old school, che tutto deve a formazioni seminali per il genere come Exhumed e Carcass. A questi ultimi, credo si debba anche l’ispirazione per l’artwork di questo Carnal Pollution, macabro ed estremamente elegante (sicuramente più delle insalate che i tre di Liverpool ci rifilano ultimamente). I quattro brani che compongono i venti minuti del lavoro si rivelano piuttosto omogenei tra loro: costruiti tutti su un riff portante e rigorosamente catchy, dinamicizzati da un assolo a tre quarti del pezzo e da eventuali digressioni batteristiche, non sono niente di più che un esotico tributo a chi già menzionato che fa passare un quarto d’ora in più su Bandcamp. Eccezione parziale è la finale “Oral Consuming”, che coi suoi toni schizoidi si distacca in parte al resto dell’opera. Interessante è anche l’utilizzo della voce, che sembra impiantata con una truculenta ma sapiente chirurgia nel grind dei ’90 direttamente dal thrash degli ’80: i richiami alle linee vocali di capolavori come Pleasure to Kill e Persecution Mania sono evidenti, e da questo non si può che trarre piacere.
Au bout de mes lèvres > Malgré la nuit
(7” / Tape – Larry Records, LE BLAST Records, Zegema Beach Records)
Parlando degli Au bout de mes lèvres ci spostiamo in Québec con una formazione parecchio attiva nella scena locale negli ultimi anni, grazie a diversi EP e un paio di split pubblicati dal 2018 a oggi. L’ultima fatica, edita in 7” e cassetta da Larry Records e LE BLAST Records, con distribuzione in Canada curata da Zegema Beach, consiste in una sfuriata screamo/hardcore vicina anche all’emo-violence composta da due pezzi mediamente lunghi per lo stile. Questo ampio minutaggio, attorno ai sei minuti in entrambi i casi, permette al trio di amalgamare diverse sensazioni nell’ascolto, tra cacofonia e spoken word, ripartenze aggressive e pause flemmatiche. Il primo brano, “Mauvais sang”, è quello più violento, e pur avendo dei settori in pulito è sempre governato da sentori oscuri e poco rassicuranti, mentre la successiva “Endormir les enfants” spazia principalmente tra la tranquillità e la nostalgia. Richiamando formazioni quali Youth Novel e Nuvolascura, tra le tante, i canadesi hanno perfezionato uno screamo variopinto, arrivando con le due canzoni di questo EP a proporre la versione attualmente più matura e intensa della loro musica.
Pains > Gnashing Among the Carnage
(Digitale – Autoproduzione)
Viene iniettata come una siringata di piombo attraverso la calotta cranica, nella molle materia celebrale dell’ascoltatore, “Zephyr”, opener dell’EP Gnashing Among the Carnage, dei macellai statunitensi Pains. Il lavoro si apre, come accennato, con una coltellata dritta attraverso le orecchie, uno strumento di tortura fatto di riff pesanti una tonnellata, che ricordano gli Inter Arma più aggressivi (quelli di “An Archer in the Emptiness” per intenderci) e di sferraglianti linee powerviolence, con il tipico scrosciare di piatti ad accompagnare le slabbrate chitarre. Così procede tutto l’album, passando per la violenza spacca-collo di “Cadaver Dogs” e la strabordante furia grind/noise di “Blanket of Sulfur”, che molto ricorda i Full of Hell. Il lavoro si conclude con il marziale e sgranato riff di “Carnage”, che scema in un martellante doom sulle sguaiate vocals che caratterizzano tutti e quattro i brani, a dare a Gnashing… quel sapore un po’ hardcore che male non ci sta. Consigliato a tutti coloro che, amanti della violenza messa in musica, vogliano conoscere una nuova band decisamente sottovalutata, Gnashing Among the Carnage si dipana tra numerosi sottogeneri dell’underground estremo, con una sapienza che poche volte si ha il piacere di apprezzare.
La Dispute > Meantime (2021)
(Digitale – Autoproduzione)
Non può mancare in questo numero anche l’EP dei La Dispute, Meantime 2021, rilasciato il 24 dicembre 2021 su Patreon, il cui intero ricavato è stato devoluto alla Fountain Street Church Choice Fund. I La Dispute, infatti, non sono nuovi a questo tipo di beneficienza. In particolare, Meantime 2021 è composto da tre tracce: “The Crash”, “Kinross” e “Light and Shadows”. Esse sono tutte spoken word e caratterizzate da una leggera base strumentale, che amalgama principalmente chitarra, pianoforte e synth e che crea le atmosfere emo a cui la band ci ha abituato fin dal loro primo album Somewhere at the Bottom of the River Between Vega and Altair (2008). Questo EP è simile nella struttura ai predecessori Here, Hear e Here, Hear II, anch’essi del 2008. Nulla di nuovo, dunque, se non la testimonianza che lo spirito creativo dei La Dispute non è mai cessato.
Dim > To Realize Its Own, The Earth
(Tape – Star Rats Records)
I Dim sono un duo screamo di Athens (Georgia, USA) che a maggio 2021 hanno pubblicato il loro secondo EP To Realize Its Own, The Earth, mentre il primo risale al 2018 e si intitola It Feels Like Home. Con questo gruppo, composto solamente da batteria, chitarra e voce, siamo di fronte a sonorità screamo ed emo eseguite in maniera impeccabile. In particolare, in questo EP il duo si destreggia tra momenti più disperati (si ascolti “Earth” e “Anchor”, in cui viene lasciato spazio persino ad un assolo di batteria) e altri più dilatati e speranzosi (“Corazon” e “Waiting”). Una peculiarità dell’EP sono i testi, i quali sono cantati per metà in spagnolo e per metà in inglese. Questo crea una sorta di dialogo continuo, instancabile: un botta e risposta. Più nel dettaglio, i temi affrontati sono la luce e l’oscurità, il passato e il futuro, l’amore e il dolore. Molti sono gli elementi naturali citati: l’oceano, il vento, il cielo e, più importante, la terra, protagonista dell’EP. È un gioco di contrasti e contrapposizioni, sorretto da una base strumentale incalzante, a tratti feroce. La canzone più riuscita da un punto di vista strettamente sonoro è tuttavia “Waiting”, che raccoglie l’essenza screamo e la traspone creando un senso di attesa e di sublimazione. Mixato e masterizzato da Will Killingsworth (Ampere, Orchid), To Realize Its Own, The Earth è senza dubbio un ascolto del 2021 che bisogna recuperare.
Armywives / To Be Gentle / Alas / Mirin Bide > 4 Way Split
(Vinile – Zegema Beach Records, Larry Records)
Uno split screamo così sentito, emozionante e sfrenato non è facile da trovare, con ogni band che riesce a dire la sua valorizzando al meglio le otto tracce totali e la loro valanga rabbiosa e malinconica. Uscito nello scorso novembre per Larry Records e Zegema Beach, questo lavoro non offre nulla di musicalmente innovativo per il genere, ma le composizioni con la loro intensità difficilmente fanno passare l’ascolto inosservato. I primi a dire la loro sono gli Armywives, formazione senza molto materiale pubblicato ma non per questo inesperta, vista l’esperienza pregressa risalente all’inizio dello scorso decennio (raccolta in Discography 2010-2014) e i connazionali To Be Gentle, particolarmente attivi dal 2018 a oggi. La partenza è una raffica emotiva con rimandi chiari a nomi classici dello screamo riuscendo a rimanere ispirati, e così seguendo nomi grossi come Suis La Lune e Shirokuma l’inizio è di ottimo livello. Seguono i finlandesi Alas, alla loro terza pubblicazione dopo un EP e uno split coi Claire Voyancé. Uno stile più grezzo contraddistingue le loro composizioni, ma la qualità delle composizioni e il loro coinvolgimento rimane nello stesso piano delle precedenti e delle successive. In conclusione, infatti, troviamo i cileni Mirin Bide, la cui marcata aggressività coglie inizialmente alla sprovvista vista l’apparente discordanza con gli altri tre gruppi, ma giusto il tempo di prenderci la mano e si nota come le fondamenta siano le medesime, e la loro qualità è di tutto rispetto.