Undicesimo capitolo di Screamature in cui si affrontano sei delle prime release del 2022 in campo hardcore e screamo. I gruppi presentati, sebbene accomunati da un territorio comune, hanno esplorato numerosi generi: dallo split dei Verdun e Old Iron con il loro sludge dall’andamento hardcore, allo split grindcore dei Sanchtu e Syntax fino allo split dei LETTERBOMBS, 44.caliberloveletter e mis sueños son de tu adiós che miscela skramz, emoviolence e metal. Infine, troviamo anche i Reverie con il loro post-hardcore dalle influenze math rock, lo screamo senza fronzoli dei Via Fondo, e l’emoviolence degli Yearning. Insomma, una miscela di generi che garantisce un ascolto esplosivo. Non rimane che dirvi: buona lettura e buon ascolto!
Articolo a cura di Davide Brioschi (Verdun/Old Iron, Sachtu/Syntax, Reverie), Marina Borodi (LETTERBOMBS/44.caliberloveletter/MSSDTA) e Jacopo Silvestri (Via Fondo, Yearning).
Verdun/Old Iron > Split
(Vinile – Cold Dark Matter, Araki Records, Saka Cost, Seaside Suicide, Gabu Records, Coups de Couteau)
Non totalmente aderenti al concept delle qui presente rubrica ma senza dubbio meritevoli di essere trattati in questa sede, i francesi Verdun e gli statunitensi Old Iron uniscono le forze nel novembre scorso per partorire uno split di sludge genuino e senza particolari pretese, che va dritto dove deve arrivare senza, sfortunatamente, suscitare particolari sobbollii nell’ascoltatore. Usciti per l’ultima volta nel 2019 con l’apprezzabile Astral Sabbath (uno strisciare fangoso di doom classico forse troppo lungo per quello che doveva dire), i Verdun propongono un duetto di pezzi non male: “Narconaut”, che dal titolo pare uscita da un album degli Sleep, è una ballata sludge impreziosita da linee ricalcate da certo death doom, seguita (guarda a caso) da una cover di “Dawn of the Angry”, tratta dall’arcinoto Domination dei Morbid Angel. Se il pezzo perde certamente un po’ di aggressività (soprattutto nella parte iniziale), c’è comunque da dire che l’ottimo riff principale ben si presta ai maneggiamenti doom a cui i francesi lo sottopongono, lasciandosi sporcare e distendere per quasi il doppio della propria durata originale. Di meno fascino dispone la parte del lavoro dedicata agli Old Iron, che portano un duetto di doom senza particolari ispirazioni o derive, che nel primo brano, “Planetisimal”, integra però un certo andamento hardcore con un approccio che, se portato avanti con più convinzione, avrebbe potuto dare una svolta al pezzo. Di altro stampo è la traccia che chiude il lotto, “Strix”, eccessivamente lunga (otto minuti ma ne bastavano tre) e ripetitiva nella propria ricerca di un equilibrio, non trovato, tra pesantezza e melodia. Un mediocre finale per uno split tutto sommato gradevole e dall’ascolto comunque consigliato. Di gran pregio l’onirico artwork di Jesse Roberts.
Sacthu/Syntax > Split
(7” – Nerve Altar, 7 Degrees Records, Grindfather Productions)
Uniscono le forze sotto la tedesca 7Degrees Records le due formazioni, una spagnola l’altra californiana, dei Sacthu e dei Syntax, a deliziare le orecchie di tutti gli amanti della musica brutta. Lo split che vi proponiamo è infatti una scheggia di grindcore ignorantissimo e brutale, velocissimo e comprensibile come il polacco se parli solo il dialetto di Foggia. La prima metà del lavoro (cinque minuti al massimo eh) è appannaggio dei Sacthu, giovane formazione da Madrid che ci propone un grind estremo piuttosto canonico, con vocals alternanti tra un gutturale rombo di cascata sotterranea e un acido scream gracchiante. Interessante è l’utilizzo del basso in pezzi come “Gato Negro” e “Garganta”, insolitamente valorizzato per un lavoro di questo tipo. Passando ai Syntax, le cose si fanno più interessanti. Il solo apparente contrasto tra parte suonata e parte cantata, l’una accennata e dai richiami molto “post”, soprattutto nelle linee chitarristiche, l’altra talmente gracidante da ricordare certe porcate pornogrind, non può non affascinare chi ascolta. Le divagazioni degli strumenti, dalla chitarra alla batteria, ricordano le sperimentazioni di certo istrionico death metal di formazioni come Gorguts e Ad Nauseam (per essere attuali). Davvero una chicca da non perdere.
Reverie > Everything Repeats Itself Forever
(Vinile – Drown Within, Fresh Outbreak, Zegema Beach Records)
Un esordio previsto per aprile 2022 dall’intrigante titolo Everything Repeats Itself Forever è quello dei Reverie, ragazzi bolognesi e cesenati dediti ad un interessante post-hardcore/screamo dagli spunti math rock. Il debutto dei nostri si presenta, più che come un EP, come un breve album, che dell’album fatto e finito ha anche la struttura, alternando brani più distesi e ricercati (parlo di pezzi come “Escapist” o “Catharsis”) ad assalti sonori all’arma bianca come la opener “Roots in Concrete” o “Safe”. Viaggiando sul confine tra questi due poli della bussola post-hardcore, i Reverie trovano la quadra tra le sfuriate degli STORM{O} e i momenti più delicati dei Nero Di Marte, lasciando volentieri spazio ad interessanti incursioni di basso e batteria, che con le loro linee spesso per nulla scontate aggiungono pregio al lavoro. Si vedano a questo proposito “Safe” o la notevole “Non c’è Luce in Me/Non c’è Luce in Te”. C’è però da dire che quanto proposto da nostri non presenta nulla di veramente nuovo per le orecchie di chi sgranocchia anche solo qualcosa di hardcore, ma dà l’opportunità di fare una piacevole incursione in questi territori musicali, fatti di birre rovesciate e autostrade immerse nella nebbia, a chi non ne sia frequente visitatore.
LETTERBOMBS/44.caliberloveletter/mis sueños son de tu adiós > Split
(Vinile – Larry Records)
Tra le release di gennaio non si può non citare anche lo split che vede collaborare tre band di due differenti continenti: dalla Finlandia i Letterbombs, dalla Svezia vi sono i 44.caliberloveletter e dall’Argentina i mis sueños son de tu adiós. Tutte e tre le band propongono uno screamo viscerale e violento, suonato per la maggior parte nello stile originario di fine anni Novanta (il cosiddetto skramz). In particolare, lo split è composto come segue. Le prime tre tracce sono dei Letterbombs, i quali sono quelli maggiormente legati allo skramz e le cui sonorità si avvicinano molto all’emoviolence e al powerviolence. Le successive due sono dei 44.caliberlovletter, i quali presentano un amalgama devastante tra screamo e il metal più estremo (vedasi la seconda metà di “Y.S.L”). Infine, le ultime due tracce sono dei mis sueños son de tu adiós. Ad avviso di chi scrive, esse sono le più riuscite dello split, in quanto accompagnano alla violenza dello screamo le melodie e i riff tipici del genere, creando in questo modo un intreccio sonoro particolarmente incisivo. Tutto sommato, si può affermare che questo split sia particolare catartico per l’ascoltatore, in quanto traboccante di sonorità dure, veloci e violente, per le prime cinque tracce, mentre le ultime due diluiscono questa asprezza con la dolcezza delle chitarre.
Via Fondo > Slow Girl
(Tape – Zegema Beach Records)
Parte della scena svedese, con la sua buona reputazione in quanto a screamo e affini, i Via Fondo sono stati una band attiva nello scorso decennio con all’attivo qualche EP e un album, oltre ad alcuni altri brani sparsi in varie compilation. L’ultimo lavoro risale al 2014, e la band successivamente si è sciolta, ma grazie alla Zegema Beach Records si può tornare a parlare di loro, non con nuovo materiale ma con un’uscita in cassetta che va a ripercorrere tutta la loro carriera. Non manca nulla in questo Slow Girl, con le tracce che sono ordinate cronologicamente rispetto alla pubblicazione originaria del lavoro di cui fanno parte, in modo da seguirne la crescita anno dopo anno. Il culmine arriva con gli otto pezzi di Efter, utan under, loro unico full length che tutt’ora rimane un ascolto consigliato e valido, ma ci sono altre perle come l’EP Fast, in cui le trame strumentali intriganti attirano le attenzioni. In un genere in cui i lavori son molto immediati e incisivi, difficilmente si vanno a sentire 23 brani tutto d’un fiato (con alcuni che superano i quattro minuti di durata), ma questa compilation permette comunque di riscoprire una formazione che ha ben poco da invidiare ai nomi grossi della scena locale.
Yearning > MMXXII
(Digitale – Larry Records)
Uscito in digitale per No Funeral Records, e con un’edizione in vinile 10” in programma per i prossimi mesi, il debutto dei canadesi Yearning è un concentrato di energia e rabbia che travolge senza lasciare feriti, ma solo la desolazione più grigia. I sette pezzi da cui è composto MMXXII non superano mai i due minuti di durata e alternano veri e propri attacchi frontali senza pietà (“III”) ad altre offensive più cadenzate e taglienti (“VI”), per i nove minuti totali da vivere tutto d’un fiato. La musica del quartetto trova la giusta congiunzione tra screamo ed emoviolence, ed è sorprendente la maturità che si percepisce dall’ascolto dei pezzi, che non lascia affatto alludere a una band che sta muovendo i propri primi passi. Reggere con questa autorità il confronto con i classici del genere, e far apprezzare la propria musica a ogni suo ascolto è un’ottima attestazione del potenziale del gruppo e difficilmente le fondamenta da cui i Nostri partiranno per compiere progressi in futuro potevano essere migliori. Questa scarica vigorosa cattura l’attenzione, mettendo in luce il lavoro notevole degli Yearning fin dal loro debutto, e chissà se sentiremo nuovamente parlare di questa formazione; i presupposti sono ottimi.