Rieccoci con Screamature, giunto al quattordicesimo numero, alla continua scoperta dell’underground screamo/hardcore che tanto ci appassiona. In questa occasione apriamo l’articolo parlando dei sardi Amesua, che tornano con la loro proposta eterogenea a cinque anni dal precedente lavoro, e continuiamo con lo split tra due realtà statunitensi da tenere sott’occhio: Home is Where e Record Setter, il debutto sfacciato dei torinesi Meo e quello ancora più violento dei Potlatch. In chiusura un altro split, questo tra Foes ed Heated, tra grindcore e hardcore, e l’ultimo EP degli Amitié. Buona lettura e buon ascolto!
Articolo a cura di Antonio Sechi (Amesua, Home is Where/Record Setter), Jacopo Silvestri (Meo, Amitié) e Davide Brioschi (Potlatch, Foes/Heated).
Amesua > Punto
(Digital – Autoproduzione)
Dalla Sardegna gli Amesua vanno avanti, sempre avanti. Sono in giro da parecchi anni e si sente perché i ragazzi di Olbia stanno maturando sempre più. Punto è infatti un apice enorme e altissimo del loro percorso. L’etichetta “punk” credo sia sempre stata troppo stretta per gli Amesua, infatti qui troviamo sonorità decisamente più complesse, ma soprattutto tutt’altra attitudine emotiva che può ricordare spesso le poche cose fatte dai Verme, La Quiete e The Death of Anna Karina, ma gli Amesua arrivano preparati, con tutte queste influenze già pienamente interiorizzate e se possibile decisamente più amalgamate con quello che è un perfetto connubio di emo e post-hardcore. A condire divinamente questa musica già così pregna di bellissime sensazioni ci sono testi evocativi, colmi di speranze e delusione, che sulle prime posso sembrare criptici, ma non lo sono affatto e leggendoli non è possibile non estrare in sintonia con la mente che li ha pensati. Breve, molto breve, ma assolutamente obbligato l’ascolto di questo piccolo gioiello dell’underground italico.
Home is Where/Record Setter > Dissection Lesson
(Tape – Father/Daughter Records, Topshelf Records)
Con tutta sincerità, concettualmente certi argomenti non c’è modo di portarli in musica se non in maniera rude e con tutta la violenza possibile. Sensibilità ce n’è tanta in questo Dissection Lesson e si amalgama perfettamente alla furia devastante delle band, che vogliono dire qualcosa, gli argomenti ce li hanno e sono molto forti. Questo piccolo diamante grezzo è un grido post-hardcore colmo di spirito crust, un grido disperato contro tutta la violenza che persone transgender hanno subito e subiscono ogni giorno. In due pezzi tra cui una perla di cruenta passione quale è “Names” gli Home is Where scagliano in faccia una tragicità disarmante, ma assolutamente affascinante. Però non sarebbe così incredibile questo disco se non ci fossero di mezzo i Record Setter, nettamente più raffinati dei compagni Home is Where grazie a una proposta molto più pulita che però è accompagnata da una voce che viaggia tra Joe Bayes dei More Than Life e Nattramn dei Silencer, un curioso accostamento che non fa altro che valorizzare il carattere disperato di questi ragazzi texani.
Meo > Testarossa
(Digital – Dischi Decenti, Non Ti Seguo Records, Longrail Records, Fresh Outbreak Records, Troppistruzzi, Seaside Suicide, Entes Anomicos, LongLegsLongArms, Desperate Infant Records, Missed Out Records)
Sono anni di fermento, questi ultimi, per la scena screamo italiana, e alle nuove uscite che di tanto in tanto fanno capolino si aggiungono i Meo, i quali hanno debuttato ad aprile con Testarossa, pubblicato da una cordata di etichette numerosa per una buona distribuzione attorno al globo. L’energia nei sei pezzi del lavoro è sregolata, come una frana che più terreno percorre più diventa imponente. E in questa caduta libera si trova uno spazio dove liberarsi, urlare e togliersi molti pesi di dosso, a metà tra la rabbia dello screamo e la malinconia dell’emo. Un pezzo che rende l’idea del sound dei torinesi è “Due Animali”, irruente in partenza ma capace di svilupparsi con aperture melodiche e arpeggi in pulito, prima di premere nuovamente sull’acceleratore. Questo però è solo un esempio, tutti i pezzi compongono un tassello essenziale per l’ascolto, che sfila via dinamicamente senza far perdere l’interesse. Proprio la decisione di ogni brano rende questo lavoro un debutto di tutto rispetto, furente nell’impatto e già maturo nelle scelte compositive e nella scarica emotiva.
Potlatch > ST
(Digital – Mevzu Records)
Dal 2018 l’indipendente Mevzu Records propone da Istanbul all’intero globo terracqueo una saporita miscela di punk per tutti i gusti, da un americanissimo pop-punk con i titoli delle canzoni pieni di accenti e privi di vocali a gustosissime proposte hardcore/black. Se questo non è il vostro primo numero di Screamature, penso abbiate intuito di quale delle due anime della Mevzu vi parleremo oggi. Il duo Potlatch, nei dieci minuti scarsi di cui si compone il loro EP d’esordio, fa un bordello che farete fatica a farvi uscire dalle orecchie: urla sguaiate e grida raschiate vengono lanciate come cannovazzi unti su sporchi pavimenti di suono, piastrellati da fragorose batterie (notevolissimo l’uso del rullante in “A Sense of Dread”) e distortissime chitarre. In un disastroso incedere che passa del black-noise al crust più violento in un battere di ciglia, i nostri ci scagliano attraverso il divino (per chi apprezza, ovviamente) sound wall delle ultime due tracce fino alla fine del breve lavoro, che scuoterà le coscienze dei non appassionati ma che farà l’estrema gioia degli amanti del genere.
Foes/Heated > War On Everything
(Digital – Glacier Recordings)
La prima parte dello split tra Foes ad Hated, che consta si quattro tracce equi partite tra i due gruppi, costringe a scrivere quel “niente di nuovo sotto il sole” che spesso chi scrive di grindcore si ritrova a vergare. Eccezion fatta per l’eccellentemente marcio breakdown di “Dog Catcher”, ben poco rimane del lavoro dei Foes, dai quali era forse lecito aspettarsi un contributo più brillante al lavoro. Lo stesso non si può dire degli Heated, il cui hardcore dissonante e tragico, ricco di suoni e rimandi, non può che colpire chiunque gli si approcci. Le vocals estremamente duttili, capaci di virare, accompagnate dall’intero reparto strumentale, da un accorato appello screamo a un cavernoso grugnito powerviolence sono il punto di forza principale dell’intero lavoro. Peccato dunque per la prima sezione, non però così malvagia da impedire che la brillante e metallica stella degli emergenti Heated brilli di meno.
Amitié > Over This Bullshit
(Digital – No Funeral Records)
Dopo i primi due anni di carriera, 2019 e 2020, in cui i loro lavori tra EP e split si succedevano con un ritmo impetuoso, gli Amitié hanno passato per la prima volta un anno senza pubblicare nuovo materiale, se non il singolo “One Dying Wish”. Questo momentaneo silenzio si interrompe con Over This Bullshit, EP con tre nuovi brani rilasciato da No Funeral Records in digitale, con versione in 7” che arriverà nei prossimi mesi. Pur in un minutaggio contenuto, la formazione da Providence condensa influenze da generi diversi, che vanno a toccare territori post-hardcore, screamo ed emoviolence, senza limitarsi a uno solo di questi stili. Proprio mantenendo questa eterogeneità l’ascolto è un susseguirsi di momenti esplosivi e altri più delicati ma pur sempre taglienti. Gli statunitensi hanno proseguito la loro carriera in grande stile con questi tre brani, e sapere che sono tre pezzi estratti da dieci composizioni già pronte non fa che aumentare la curiosità per altre loro future pubblicazioni. In questo nuovo EP gli Amitié seguono le orme di band quali Cassus e The Saddest Landscape (nel lato della proposta più vicino allo screamo), regalando un lavoro breve ma intenso.