Sei lavori pubblicati nell’arco di una decina di giorni: le prime settimane di settembre sono state caratterizzate da una serie di uscite in ambito screamo/hardcore che hanno attirato la nostra attenzione, e quale miglior occasione se non un nuovo numero di Screamature per parlarne. L’hardcore più roccioso e compatto, e aperto a varie contaminazioni, si ricava uno spazio non indifferente nell’articolo grazie ai primi lavori dei greci Nεκρή Πτέρυγα e degli inglesi Churchgoers, senza dimenticare il nuovo EP degli statunitensi Rotting In Dirt. Lo screamo non può mancare, con gli EP dei francesi Jeanne e degli olandesi Second Guessing che si dimostrano ascolti validi e intensi, mentre con i Mausoleo, terzetto da Valencia, si migra verso sonorità post-punk/goth rock.
Articolo a cura di Davide Brioschi (Jeanne, Nεκρή Πτέρυγα), Antonio Sechi (Mausoleo, Churchgoers) e Jacopo Silvestri (Second Guessing, Rotting in Dirt).
Jeanne > EP
(Digital – Autoproduzione)
È uno screamo corale ed intenso quello che i francesi Jeanne cantano nel loro ultimo EP, dedicandosi a linee chitarristiche e vocali per nulla scontate nel filone musicale a cui si dedicano. La sei corde del gruppo viene sfruttata per tecnicismi che l’emo-violence e lo screamo in generale non vedono poi così spesso, arenandosi piacevolmente su lidi metallici che possono ricordare qualcosa dei vecchi Deafheaven o, nell’ultima “18/4”, dei Daughters di You Don’t Get What You Want (pur senza la stessa ispirazione pseudo-divina). Gli assalti più violenti vengono però bilanciati da sezioni distese, come nella traccia “16/4”, un minuto frammento di post-metal lì posizionato per la gioia di molti. Un interessantissimo EP, quindi, che mescola screamo e post, hardcore e – a tratti – shoegaze, una piccola gemma che merita l’attenzione di tutti i fan dei generi sopracitati. Da notare l’elegante artwork, reso intrigante dall’essenzialità della grafica.
Nεκρή Πτέρυγα > Demo 2022
(Digital – Autoproduzione)
È un hardcore quadrato e severo quello che dalla Grecia i Nεκρή Πτέρυγα (in italiano “Ala Morta”) fanno arrivare fino a noi. Le atmosfere che il monolitico crust dei nostri riesce a creare raggiungono l’oscurità di certo death metal contaminato, simile a quello dei Ruinas o dei Cattle Decapitation, nonostante le basi musicali siano sostanzialmente differenti. Le vocals che sembrano una sassaiola, le pelli marziali e le chitarre affilatissime che riempiono l’aria di riff assassini rendono quello dei Nεκρή Πτέρυγα un hardcore estremamente personale e riconoscibile, anche grazie ai testi in lingua madre, molto “caratteristici”. Un EP particolare e parecchio divertente, consigliatissimo per chi ama scoprire piccole ed esotiche realtà estreme.
Mausoleo > Refugio Transitorio
(Vinile – Humo Internacional)
I Valenciani Mausoleo tengono duro e tirano avanti con il loro bellissimo connubio di proto-punk à-la The Jam e il goth rock caro a gente come i Bauhaus. E va detto che già Extraño faceva una bella figura e poi Absolución dimostrava una maggiore consapevolezza. Refugio Transitorio non si discosta molto dal precedente, ma è chiaro, è chiaro sì, che questi ragazzi stanno anno dopo anno migliorando le proprie capacità. Forse in quest’ultimo si sono avvicinati leggermente come sonorità e approccio a quel meraviglioso lavoro che è Senderos De Traicion dei leggendari Heroes Del Silencio, ma non ne faremo di certo una colpa a questi tre giovani, perché se l’intenzione era quella allora l’hanno saputa sfruttare senza necessariamente tradire le loro intenzioni radicali. Ci garba questo breve disco. Questa voce quasi atonale, queste chitarre vampiriche che sanno di Londra degli anni ’80. Lo spagnolo poi dona tutto un altro spirito al globale. Finalmente la band vanta una produzione percussiva che fa sentire anche fisicamente l’intensità dei brani e seguendoli da un po’ posso sinceramente dire che sono sulla via giusta per stupire in futuro. Refugio Transitorio è un’ottima occasione per gli amanti del goth rock di ampliare la sfera d’ascolto e arguire che il genere non è morto per nulla e assieme agli italiani Horror Vacui, questi ragazzi portano avanti un verbo immortale e tenebroso di cui è impossibile fare a meno.
Churchgoers > Demo
(Tape – Static Shock Records, 11 PM Records)
Hardcore coma va fatto. La grinta e la rabbia dei Churchgoers è viscerale e non si ferma solo alla velocità e ai riff semplici ma efficaci, si tratta proprio di un sapere come esprimere disgusto, tramite sì un drumming selvaggio al servizio di brani che praticamente non superano il minuto di durata, sì tre note in tutto messe giù bene e zappate sulla sei corde, ma anche un canto impetuoso e d’impatto. Siamo di fronte a degli emuli di Youth of Today, Poison Idea e Wasted Youth certo, ma poi chissenefrega, questo dimostra solo che c’è ancora chi ci crede.
Second Guessing > Zonder
(7″ – SmithsfoodgroupDIY, Mosh Potatoes, Fresh Outbreak Records)
Dopo che la pandemia ne ha rallentato il processo realizzativo (i brani sono stati scritti tra 2018 e 2019), i Second Guessing hanno finalmente pubblicato l’EP Zonder, terzo della loro carriera. La band olandese ha già ben figurato con i precedenti lavori, e con questi due nuovi pezzi introduce un altro elemento a contraddistinguere il proprio operato: i testi nella propria lingua madre e non più in inglese. Il connubio tra screamo e post-hardcore dei Nostri non spicca certamente per l’originalità, ma è schietto ed efficace, amalgamando bene gli istanti più energetici e le aperture melodiche. L’opener “Zonder Zenuwen” è la composizione più vigorosa delle due, dalle connotazioni strazianti e intense che non mollano per un attimo l’ascoltatore, mentre la successiva “Alles Gezien” mantiene lo stesso spirito impulsivo agli estremi del pezzo, lasciandosi andare a istanti più malinconici nel mezzo. I due brani che compongono il nuovo capitolo della band olandese sono dinamici e accattivanti, più che sufficienti nel dare continuità a quanto di buono seminato finora.
Rotting in Dirt > I Am Eating My Shame
(Vinile – Zegema Beach Records)
Come i Second Guessing, di cui abbiamo appena parlato, anche i Rotting In Dirt hanno pubblicato a inizio settembre il loro terzo EP, intitolato I Am Eating My Shame, ma rispetto la band olandese le coordinate stilistiche in questo caso sono molto più spietate. Lo stile convulso degli statunitensi non è affatto clemente con l’ascoltatore, travolgendolo per tutta la durata del lavoro con scariche di pura cattiveria tradotta in musica. Sono diversi i generi chiamati in causa nei sei brani, dal mathcore irregolare ai riff hardcore monolitici che arrivano a sfiorare anche lidi metalcore/deathcore, e sono accomunati da una buona dinamicità e la mancanza di buone intenzioni. Un EP schietto e dritto al punto il cui vigore è alimentato anche dall’eterogeneità delle parti vocali, uno degli aspetti di maggior rilievo nei sei brani. Per il resto l’irruenza dei Rotting in Dirt non perde d’efficacia, e senza compromessi travolge con la sua scarica adrenalinica, mettendo in luce la crescita della band. Non propriamente il lavoro che ci si aspetta da Zegema Beach Records, ma pur essendo una relativa deviazione dalle sonorità tipicamente proposte, la qualità dell’etichetta anche questa volta non viene a mancare.