In questo settimo episodio di Screamature ci occupiamo, come nello scorso, perlopiù di uscite degli ultimi due mesi. Oltre alla furia hardcore macchiata di stoner a volumi improbabili dello split tra Gulch e Sunami, troviamo il solito screamo a stelle e strisce – che invero mai ci stanca – nelle ristampe delle brevi discografie di Pique e …And Its Name Was Epyon, e nello split nuovo di zecca fra Our Future Is An Absolute Shadow e Komarov. C’è anche spazio per i recuperi di due uscite emo dello scorso anno, quelle dei giapponesi Regrets Are Killing Me e degli statunitensi Ghosting.
Articolo a cura di Francesco Paladino (Pique, AINWE, Ghosting), Marina Borodi (But Regrets Are Killing Me, OFIAAS/Komarov) e Davide Brioschi (Gulch/Sunami)
Pique > 2018-2019
(Vinile 10″ – Limited To One record store, Illuminate My Heart Records, Zegema Beach Records, Jean Scene Creamers, Moon Decay Records, Larry Records)
I Pique sono un trio newyorkese di formazione abbastanza recente, che come da prassi in ambito screamo ha pubblicato in poco tempo svariate release, tra split, demo ed EP. A fare un po’ di ordine ci pensa una cordata di etichette, sopra citate, con questo 2018-2019, collezione di tutti i brani registrati dalla band fino allo split con gli Apostle Of Eris (di cui vi avevamo parlato qualche episodio fa).
Quello dei Pique è un interessante screamo a due voci, stilisticamente vario e che possiede il grande pregio di prendersi poco sul serio – non molti intitolerebbero un brano “Smoke Grass, Eat Ass”, o userebbero sample del mitico C3PO o di questo video, tra l’altro splendidamente inseriti nel contesto. Si avverte un certo sviluppo tra le varie uscite, malgrado tra loro siano evidentemente passati pochi mesi: i cinque pezzi dal primo EP לוֹט, così come il singolo d’esordio “Our Lot in Life” – quello con la partecipazione di C3PO – sono brevi schegge punk (molto) urlate, che giocano su ritmi frenetici e chitarre semi-pulite. L’altro lotto di cinque brani, numerati con i numeri romani, tratti dallo split con Lytic, Amitié e i nostrani Chivala, amplia il discorso regalando momenti di grande intensità emoviolence che acquistano un certo sapore apocalittico, così come alcune distensioni strumentali, come l’epica “III” col sample di quel video. Insomma, è il segmento meglio scritto, suonato e prodotto. In apertura c’è la già citata “Smoke Grass, Eat Ass”, proveniente dallo split con Au Bout de Mes Lèvres, Wild Heart e A Paramount, A Love Supreme, che forse è il miglior brano di tutta la compilation, tra sfuriate pazzoidi ai limiti del mathcore e un finale ancor più strambo.
2018-2019 è uscito in vinile 10” toxic green e dal sito Zegema Beach appare già sold out, sebbene non sia ancora stato stampato. Situazione un po’ pazza per una band a cui sicuramente manca qualche rotella, ma in ogni caso, e proprio per questo, da non perdere.
7.5
…And Its Name Was Epyon > 2018-2019
(Digitale, Tape – Zegema Beach Records, Tomb Tree Tapes, Jeane Scene Creamers, Larry Records)
E tra le stramberie che l’underground ci regala non poteva assolutamente mancare una band screamo a tema Gundam. O almeno così ho intuito, non essendo per nulla ferrato in materia, dal nome, dai sample, dalle grafiche e dal fatto che sul Bandcamp della band in questione campeggia la dicitura “ffo: gundam wing: endless waltz”.
I fulminati in questione sono gli …And Its Name Was Epyon da Los Angeles, anche loro un trio come i Pique, e anche loro usciti da poco con una compilation intitolata 2018-2019 che raccoglie tutta la produzione nei primi anni di attività – praticamente due EP/demo, uno omonimo del 2018 e l’altro intitolato Visit to a Grave (2019). Ma il contenuto musicale è sorprendentemente serio: parliamo di un emoviolence teso, senza posa, disperatissimo, i cui unici momenti di respiro sono rappresentati da stacchi di una malinconia che torce le budella. La durata dei brani è più lunga della media, con alcuni episodi che superano persino i quattro minuti, e anche la costruzione e la scrittura paiono molto mature, non perdendosi mai nel banale. La seconda parte della tracklist, dedicata a Visit to a Grave, introduce alcuni elementi propriamente emo, un po’ adolescenziali e piagnoni eppure di facile presa (“Side 7”), qualche spigolatura post-hc alla At The Drive-In e soprattutto aumenta notevolmente il livello di disperazione. Anche in questo caso, la crescita della band è considerevole malgrado fra le due release sia passato un annetto.
Insomma, come tutto ciò si possa accostare a Gundam non lo sappiamo, fatto sta che questa compilation gira alla perfezione: un’uscita da attenzionare per tutti gli skramz nerd, nel vero senso della parola.
7.5
Ghosting > Mini EP
(Digitale – Autoproduzione)
Una band chiamata Ghosting che mette in copertina un simpatico cagnolino non avrebbe bisogno di sfoderare altri assi nella manica per guadagnarsi la mia completa approvazione. Ciò non toglie che il trio californiano suoni anche un delizioso midwest emo farcito di math rock, usi dei fiati e i suoi membri probabilmente si imbarchino in pellegrinaggi periodici presso la celebre casa degli American Football.
Mini EP è uscito a fine 2020, contiene due brani le cui coordinate abbiamo già descritto, che non nascondono tutta la passione per il genere di riferimento, ma che sarebbe anche ingiusto definire sciapi e derivativi. Certo, momenti come il finale di “Cuddlebug” non hanno paura di mostrarsi nella loro essenza di tributo (ben riuscito) alla band Mike Kinsella, ma d’altro canto l’ascolto di “Mini Soda” suona come una fresca ventata di math rock moderno, sul quale si intrufola qualche sentore del prodotto tipico dello stato della California, da cui proviene la band: il pop punk. E’ un ascolto breve, leggero e sicuramente vale la pena di premere play; considerando che parte degli incassi sono stati devoluti alla RAINN, organizzazione che aiuta le vittime di abusi sessuali, direi che vale decisamente la pena di premiare i Ghosting.
7.0
Regrets Are Killing Me > My own carelessness.
(Digitale – Slow Down Records)
My own carelessness. è il primo EP del trio regrets are killing me, originario di Sapporo (nella regione dell’Hokkaido). L’EP è stato pubblicato il primo settembre 2020 per la norvegese Slow Down Records e, con le sue quattro tracce dalla durata complessiva di circa dodici minuti, regala un ascolto intenso, variopinto e sorprendente. Questo è possibile grazie al fatto che sulla struttura musicale emo dell’EP vengono tessute sonorità post-punk e punk. Un esempio consiste nella traccia “23”, il cui corpo centrale si divide tra liriche recitate come una poesia, che ricordano gli Slint e sfuriate caotiche in pieno stile punk, grazie ad una digressione quasi psichedelica offerta dalle chitarre. In “Careless” echeggiano invece sonorità midwest emo. D’altronde, il nome stesso del trio ricorda la canzone “But The Regrets Are Killing Me” degli American Football. “In Despair”, invece, è la traccia conclusiva e forse la più incisiva dell’EP, nella quale vengono raccolti tutti gli elementi seminati nel corso delle precedenti tracce, per un ascolto completo ed emozionante, grazie anche ad alcuni riff di chitarra davvero struggenti.
8.0
Our Future Is An Absolute Shadow/Komarov > Split
(Digitale, Vinile – Witch Elm Records, Fresh Outbreak Records, Clever Eagle Records e Zegema Beach Records)
Questo split è composto da quattro tracce: le prime due sono degli OFIAAS e le ultime due dei Komarov. Ciò che impressiona degli OFIAAS è la maestria nel calibrare le linee melodiche delle chitarre, tipicamente hardcore, con le sonorità dure e laceranti del grindcore. Il risultato finale è un mix violento che lascia senza respiro. I Komarov invece alternano sonorità fangose, sludge, a ritmi serratissimi, grazie al groove della batteria martellante e veloce che trasformano il loro sound in quello tipico del crust punk. Il fil rouge che unisce le quattro tracce in questo split è la pura violenza sonora che investe l’ascoltatore. Lo split, infatti, è un’esplosione di rumore che rende l’ascolto catartico grazie ai riff caustici, alla ipervelocità delle batterie e allo screamo lacerante.
7.5
Gulch/Sunami > Split
(Vinile 7″ – Triple B Records)
La Triple B Records sforna il 28 febbraio del 2021 uno split tutto californiano, quattro brani divisi equamente tra Gulch e Sunami per un frullato di hardcore pesante e fangoso che per nulla ricorda il sole della patinata costa Ovest. L’album si presenta con un artwork affascinante, che non può non ricordare altri deserti, battuti però da lenti riff doom piuttosto che da sferzate hardcore. L’impressione iniziale si rivela però non così errata. L’intero lavoro è infatti un trascinarsi di cavalcate punk e gran colpi di cassa, il tutto rivestito e sgrezzato da qui rallentamenti distorti che ai Gulch piacciono tanto ma che a quanto pare anche i Sunami (che non conoscevo) non disprezzano. A un certo punto di “Bolt Swallower” vi giuro che sembra di sentire i Mortician più death, mentre all’inizio di “Step Up” fanno capolino i Gatecreeper. Abbiamo quindi tra le mani uno split hardcore impregnato di umori stoner come tanto va di moda di questi tempi, per amanti delle sonorità ibride e di quell’amplificazione becera di cui ultimamente non sono capaci solo le band doom.