Nel 2011 gli abruzzesi Draugr stupivano il mondo del folk/pagan metal con De Ferro Italico, concept album che ha dimostrato come sia possibile suonare una versione italiana (anzi, italica) del genere, credibile e cantato in lingua madre. Due anni dopo la band si scioglie e i membri si dividono in due diverse formazioni: Atavicus e Selvans. Questi ultimi, formati da Sethlans Fulguriator (chitarra) e Selvans Haruspex (tastiere), esordiscono tra fine 2014 ed inizio 2015 con un singolo (Lupercale) e l’EP Clangores Plenilunio. Il nome del progetto gira in fretta, in parte grazie ad una serie di live in varie zone della penisola, e arrivano consensi anche da parte di testate non settoriali, come Rumore (febbraio 2015). Questa premessa è necessaria per capire chi ha ideato e suonato questo Lupercalia, nonostante i legami con la band di provenienza siano parziali.
Ci troviamo di fronte, infatti, ad un album atmospheric black metal in cui a farla da padrone sono le tastiere e gli strumenti folk (flauti, sistri e tibiae) suonati da Selvans Haruspex, che si occupa anche delle parti vocali. La durata media dei brani, com’è tipico nel genere, si aggira attorno ai dieci minuti, per un totale di oltre un’ora di musica. È in “O Clitumne!” che la band mostra la propria caratura: tastiere epiche, a metà fra Summoning e Stormlord, si intrecciano con flauto e pianoforte, aprendosi in un intermezzo acustico fino a concludere con una sfuriata finale. Il meglio arriva con la successiva “Hirpi Sorani”, veloce, selvaggia, articolata su giri di chitarra inusuali e diversi “stop and go”. Notevole anche il lungo brano conclusivo, “N.A.F.H.”, in cui troviamo delle parti cantate in un clean molto espressivo che ricorda la teatralità di Svafnir dei Draugr. Tutto ciò, bisogna sottolinearlo, è credibile e lontano sia da certo folk metal da osteria sia da scimmiottamenti filo-scandinavi. Concettualmente, i Selvans si inseriscono nella corrente di band che si occupano di riscoprire le civiltà arcaiche che hanno vissuto su suolo italiano, progetti come Voltumna, Downfall Of Nur, Omnia Malis Est, La Caruta Di Li Dei, Atavicus e gli stessi Draugr. Nello specifico i testi di Lupercalia, divisi tra italiano e inglese, si focalizzano su determinate figure del paganesimo preromano e romano, siano esse umane (“Hirpi Sorani”), naturali/paesaggistiche (“O Clitumne!”) o di fantasia popolare (“Scurtchìn”). Dal punto di vista strettamente musicale è facile trovare alcune connessioni con il pagan est-europeo (Nokturnal Mortum su tutti) e con i maestri e capostipiti di certo black epico ed atmosferico a un tempo, cioè i già citati Summoning. In ogni caso, essendo dei musicisti con una discreta esperienza, i Nostri hanno accuratamente sviluppato un sound personale.
Si potrebbero spendere tanti aggettivi cercando di descrivere ciò che i due musicisti abruzzesi hanno creato, ma la realtà è che il disco è una lunga esperienza basata sull’atmosfera complessiva che brani, concept, ma anche artwork e immagine della band contribuiscono a tenere in piedi. Ogni sorta di categorizzazione risulta difficile, Lupercale è un’ora di musica che vale come un viaggio attraverso i secoli. È un album selvaggio, mistico, primordiale e dotato di una fortissima identità. Chiaramente, se non avete mai apprezzato l’accostamento tra metal e strumentazione folk o se mal digerite la preminenza delle tastiere, i Selvans non fanno per voi. Se al contrario avete familiarità con questo tipo di sound questo lavoro è un’opera imprescindibile.
7.5
(Avantgarde Music, 2015)
1. Matavitatau
2. Versipellis
3. O Clitumne!
4. Hirpi Sorani
5. Scurtchìn
6. N.A.F.H.