Il mondo musicale è fatto di corsi e ricorsi, generi che vanno di moda in un certo periodo, poi spariscono dai radar mainstream salvo poi riaffacciarsi con forza qualche anno dopo, magari grazie ai movimenti revivalistici di alcuni gruppi più underground: pare adesso essere il caso dello shoegaze (quello più “puro”, non applicato ad altri stili vedi il “blackgaze“).
I tedeschi Shun debuttano con Songs from the Centrifuge, un lavoro dichiaratamente ispirato alle sonorità anni novanta di My Bloody Valentine, Ride, Slowdive, Spiritualized, e chi più ne ha più ne metta, anche se aggiungono un tocco più smaccatamente indie, alternative rock (addirittura quasi Britpop) e dream pop, ma il periodo di riferimento rimane sempre lo stesso. Tutto ciò si traduce in un disco leggero, che scorre via agilmente come brezza estiva… Ed in effetti questa è la sensazione che rievocano questi nove brani, la tipica malinconia adolescenziale che si provava quando l’estate stava volgendo al termine, i raggi del sole si facevano un po’ meno caldi e sapevi che di lì a poco saresti dovuto rientrare a scuola, salutando le tue belle giornate passate all’aperto con gli amici.
E’ quindi una dolce tristezza quella che vogliono veicolare gli Shun, e in questo senso il singolo “Centrifuge” centra pienamente il bersaglio, con una ballata che in più di un’occasione ci ha ricordato i nostrani Klimt 1918 (ma non è il solo pezzo ad averlo fatto). I ritmi si mantengono sempre abbastanza pacati, ci sono accelerazioni qui e là ma in generale i tedeschi viaggiano su tempi medi dando molto spazio alla melodia liquida ed eterea affidata alle chitarre, che supportano con disinvoltura un’interpretazione vocale chiara e distante quanto basta per non restare affossata nel mix.
Questa grande facilità di ascolto è però un’arma a doppio taglio: le canzoni scorrono così bene che arrivati alla fine non sembrano lasciare il segno, non si lasciano ricordare sebbene siano impeccabili dal punto di vista della costruzione e dei suoni. C’è una sensazione di già sentito che pervade tutto Songs from the Centrifuge, che si caratterizza così per essere un lavoro destinato soprattutto ai fan dei generi citati in apertura, un lavoro di revival ben fatto, ma che non porta niente di nuovo. Se quindi siete amanti dello shoegaze, del pop (brit/alternative/fate voi) anni novanta, o se queste sonorità hanno fatto parte del vostro bagaglio di ascolti passati allora affidatevi senza problemi agli Shun, non rimarrete delusi. A tutti gli altri, se non cercate originalità un ascolto è comunque consigliabile: troverete suoni carezzevoli, atmosfere confortanti e ricordi malinconici.
(2021, This Charming Man Records)
1. Brief Stills
2. Centrifuge
3. Dreaming In Color
4. Reverie
5. Suction Cup
6. RPM
7. Midnight Blue
8. Rose Petals
9. Over Gold