Merce rara, molto rara questo relativamente nuovo progetto che risponde al nome di Silent Eyes. Bisogna però fare prima un piccolo passo indietro: questa band arriva dall’Australia ed è una sorta di side project di Keelan Butterick, musicista all’opera con i Stare At The Clouds, band in bilico fra prog, alternative e post-metal. Questo omonimo EP chiamato appunto Silent Eyes (anticipato dal singolo “The City”) è frutto di un periodo buio del buon Keelan che decide di imbracciare la chitarra acustica e dare sfogo alla sua vena più intimista, aiutato per l’occasione da Alex O’Toole alla batteria (Meniscus, n00000000, No Mandate) ed il produttore e pianista Alex Wilson (sleepmakeswaves, Steve) con l’aggiunta anche di un quartetto d’archi.
L’EP in questione va in una dimensione totalmente differente dalla band madre preferendo crogiolarsi in atmosfere molto più rarefatte e placide. L’approccio si fa soffuso, malinconico e molto improntato sul lato emozionale dell’artista, forse troppo ingabbiato quando deve misurarsi con sonorità più dure. L’ispirazione viene da musicisti come Wino, Conny Ochs ma anche l’Eddie Vedder solista, senza contare anche i lavori più intimisti di Mark Knopfler, ma nessuno di questi prevale in maniera esagerata. I giri melodici blues/folk della magica “Homeward Bound” fungono da accompagnamento ad una voce limpida e cristallina per poi costruire paesaggi sonori di altri tempi, da viaggio on the road con un uso del crescendo pressoché perfetto che diverse volte nel costo del disco esplode in un fragore celestiale. La batteria entra sempre nei momenti giusti ed assieme ad inserti elettrici compone un’ossatura possente che mostra la sua forza in maniera quasi autoritaria nella meravigliosa “Ocean Blues” episodio bilanciato tra durezza ed eteree pennellate che volano nel firmamento emozionale. Ogni aspetto dell’EP è curatissimo, sia nelle strofe cantabili che nei ritornelli, ma sono le melodie a far brillare l’opera sia grazie all’accompagnamento degli archi (“The City”) sia per uno stile compositivo asciutto e piacevole (“For You”) ma anche per il suo riuscire ad arrivare direttamente al cuore dell’ascoltatore con poche note sciorinando classe da vendere in ogni passaggio acustico o elettrico di chitarra, come nella notturna “These Days” che ricorda qualcosa degli Anathema più “ripuliti” dalla loro controparte metallico/gotica. Tutti i musicisti coinvolti sono preparati e immersi al punto giusto ed in ogni passaggio si percepisce amore e passione per una musica che pare stia scomparendo. Non è ben chiaro se ci sarà un seguito e neanche una versione fisica, dato che al momento l’unico modo di ascoltare l’opera è in digitale.
Silent Eyes è un lavoro intenso, epico e rivolto a tutti coloro che amano la musica raffinata ed allo stesso tempo semplice, cosa che non tutti riescono a fare così bene.
(Autoproduzione, 2020)
1. Homeward Bound
2. The City
3. These Days
4. Ocean Blues
5. For You