Slow Wake è un progetto nato a Cleveland, Ohio, dalle menti di Dan Simone (Black Spirit Crown) e Matt Merchant (entrambi chitarra, più Simone anche alla voce), ai quali si sono uniti poi il bassista Joe Fortunato (Sparrowmilk, Venomin James) e il batterista Jeff Larch (Black Spirit Crown, Reginleif), per dare alla luce in questo 2023 il loro debutto Falling Fathoms. Quello che i Nostri hanno concepito è una interessante commistione di post-metal, stoner e Americana, distillati secondo le altalenanti progressioni dei cinque brani che compongono il lavoro. In linea di massima il mood è desertico e arido, tipicamente stoner se vogliamo, e nei suoi momenti più calmi e riflessivi beneficia dei placidi influssi dell’Americana, con chitarre dolci che tratteggiano tramonti sereni e malinconici. Quando le ritmiche iniziano invece ad incalzare e ad avvolgersi su loro stesse emerge nuovamente l’anima acida e psichedelica dello stoner tanto caro ai Kyuss, costruito su solidi crescendo post-metal: quanto detto è perfettamente riassunto nella traccia posta in apertura, “In Waves”, appunto una vera e propria marea che con i suoi continui andirivieni travolge e trasporta al largo.
La title-track svela un altro grande amore degli Slow Wake, gli Isis: quando si tratta di melodie liquide che si insinuano sottopelle i bostoniani sono dei maestri, e i Nostri per questo pezzo (ma non solo) paiono essersi ispirati a loro sia nelle linee vocali pulite, intense ed ispirate, sia nelle armonie delle sei corde. È però lo stoner polveroso il vero e proprio filo conduttore di Falling Fathoms, una vena pulsante che è sempre ben presente, ora più nascosta e sottile, ora più corposa e viva, come ad esempio in “Controlled Burn” o nella conclusiva “Black Stars”, due momenti abbastanza esemplificativi di come gli Slow Wake intendono il genere.
Falling Fathoms è un lavoro allo stesso tempo immediato e profondo: colpisce subito e se si è amanti del genere in esso predominante conquista immediatamente. Ma è con uno studio più sottile e certosino che si riescono a carpirne gli intrecci più profondi e delicati, che di fatto lo rendono un disco meritevole di più ascolti. Solo con il tempo infatti si possono apprezzare gli innesti dell’Americana, gli approcci vocali variegati e sempre ispirati (l’attacco di “Relief” è da brividi), e il notevole ricamo intessuto dalle chitarre e dalle variegate linee melodiche da loro costruite. Decisamente un buon inizio dunque, che necessita forse di un po’ più di focus in alcune canzoni che tendono a perdersi in fughe fini a sé stesse, ma c’è tempo per migliorarsi ulteriormente e gli Slow Wake promettono davvero bene.
(Argonauta Records, 2023)
1. In Waves
2. Falling Fathoms
3. Controlled Burn
4. Relief
5. Black Stars