Sono passati più di due decenni da quando, nel 2000, il batterista Danny Savanas unì le forze con il chitarrista/cantante Luca Donini (alias Lu Silver, oramai non più nel gruppo ed impegnato con progetti solisti e la sua nuova band The Lu Silver String Band) per formare gli Small Jackets. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata tanta e, in qualche modo, la via del quartetto si è indirizzata verso casa o, per meglio dire, ha guardato al passato. Se, dopo l’abbandono dello storico cantante (sostituito dall’animalesco Mark Oak), la band aveva deciso di pestare duro pubblicando l’hard rock roccioso a nome IV, ora le cose sono decisamente cambiate. Ed ecco, dopo ben sette anni, una nuova creatura denominata Just Like This!, un lavoro che spiazza sotto molti aspetti, a partire dalla copertina molto minimale fino all’approccio musicale molto meno di assalto e più pregno di sperimentazione oltre che di pacatezza. Un back to the roots insomma, ma senza che lo sia davvero del tutto.
In effetti ascoltando l’infuocato boogie dell’opener “Midnight Town” non si sente chissà quale innovazione, ma sarebbe un errore dare tutto per scontato. La traccia mostra una band in gran forma, solida e vogliosa di divertirsi con le sue chitarre roventi, i melodici cori da stadio e gli assoli rock’n’roll, ma cominciano ad insinuarsi elementi che richiamano i primi album del gruppo, lasciati un po’ da parte per parecchio tempo, come il piano funky “on speed” dell’ospite Daniele Orlandi che marchia a fuoco diversi brani. Già dalla successiva “Getting Higher” le cose cambiano, con l’innesto di chitarre fra stoner rock e derive wah wah Hendrixiane per lasciare poi spazio ad un finale soul come se ci si trovasse nella chiesa battista della famosa scena di The Blues Brothers con uno scalmanato James Brown intento ad intonare selvaggi inni religiosi. Si percepisce anche una sfrenata voglia di funambolismi tecnici e lo dimostrano i numerosi scambi ritmici del basso del cantante Mark (che spinge la voce più del solito in questo album) e della scatenata batteria di Danny, facendo trasparire complicità ed il giusto amalgama. “Next Level” rallenta i tempi con un mood bluesy nel lungo assolo oltre che alcune tentazioni hard rock dei primi Aerosmith (anche il coro li rispecchia molto), per poi sparare a mitraglia episodi a pugni chiusi come “Breakin’ The Line” con il suo ritornello urlato a pieni polmoni e le più classiche “Movin’ On” e “Get Out Of My Way”. Le tre perle rimanenti sono decisamente interessanti. Si inizia con il funky di “Funky Crunchy Woman”, con delle chitarre in grande spolvero tra riff dinamici ed assoli incendiari, proseguendo poi con la sporca e stradaiola “The Jail” (fantastico l’acidissimo sax di Marco Benny Pretolani) fino al raffinato finale della ballad “Celebrate”, cullata su toni jazzati morbidi e di classe.
Un album rock che riesce a reinventarsi senza tradire le proprie origini con cuore e tanta passione. Avrebbero potuto rimanere sulla stessa linea sonica ed invece i quattro romagnoli hanno deciso di osare. Ottimo ritorno!!!
(Go Down Records, 2021)
1. Midnight Town
2. Getting Higher
3. Next Level
4. Breakin’ The Line
5. Funky Crunchy Woman
6. The Jail
7. Movin’ On
8. Get Out Of My Way
9. Celebrate