Quando si ha a che fare con una band come i So Hideous non si sa mai cosa aspettarsi. Strani e musicalmente imprevedibili, i Nostri nascono nel 2008 come So Hideous, My Love, per volontà dei fratelli Cruz: solo una manciata di anni dopo danno alle stampe due EP che li fanno conoscere nei circuiti più underground, prima di cambiare nome nel più breve So Hideous e pubblicare il loro primo full nel 2013, Last Poem/First Light. Nel 2015 il seguito, Laurestine, poi il silenzio fino al 2021, quando si riaffacciano al mercato discografico con un nuovo lavoro, None But a Pure Heart Can Sing, una line-up rinnovata e alcune variazioni piuttosto interessanti nella propria proposta.
Sin dagli inizi la band di New York ha sempre suonato un post-black metal nervoso, sincopato, furioso, che mescolava le urla sofferenti, spesso apparentemente confuse di Christopher Cruz con un’intelaiatura sinfonica e orchestrale di grande impatto, che aggiungeva toni fortemente drammatici e teatrali ad ogni pezzo. Disco dopo disco questa formula si è ripetuta, e anzi nel tempo si è dato sempre più spazio al frangente sinfonico, che nel penultimo lavoro quasi è andato a sostituire le chitarre donando al tutto un’ariosità inaspettata. Con questo ultimo album contemporaneamente si fa un passo indietro ed uno in avanti: riemergono chitarre e batteria (in grandissimo spolvero, va detto), la struttura melodica orchestrale delle tastiere e degli archi rimane ma vi si aggiungono anche gli ottoni impiegati in alcuni momenti dal sapore decisamente jazzistico. E’ difficile tradurre a parole l’universo musicale dei So Hideous, e un ascolto del primo singolo estratto, “The Emerald Pearl”, può essere quanto mai di aiuto. Si tratta forse del brano che meglio mette in luce le novità introdotte dagli americani, e ha un effetto dirompente su chi già li conosceva ed apprezzava (come il sottoscritto): inizialmente le tante influenze messe in campo possono disorientare ed allontanare, ma bisogna dare tempo alla canzone, permetterle di ingranare e di crescere, solo così può essere compresa. None but a Pure Heart can Sing è un lavoro breve, ai limiti dell’EP, ma è 100% So Hideous. È sontuoso, drammatico, elegante, caratterizzato da un senso di tragedia imminente; è un continuo muro sonoro i cui mattoni sono costituiti dai tanti suoni, dagli strumenti e dalle influenze messe in gioco, che fuse le une con le altre perdono la loro natura per acquistarne una nuova e unica: tutte qualità che hanno sempre contraddistinto il gruppo. I cinque pezzi lasciano senza fiato e colpiscono con le loro continue bordate apparentemente caotiche. Per interpretare al meglio ogni pezzo è necessario scovare sotto l’impetuoso flusso sonoro la linea melodica di base che fa un po’ da spina dorsale per ogni pezzo: è di fatto quella traccia sottile che permette all’ascoltatore di non annegare, di rimanere a galla senza perdere l’orientamento in mezzo ad un marasma oggettivamente ostico. I pezzi migliori? A giudizio di chi scrive probabilmente “Souvenir (Echo)” e la già citata “The Emerald Pearl” (cosa ironica dato che, alla sua uscita, era stata bollata dal sottoscritto come il peggior pezzo mai realizzato dalla band!). Tra i restanti tre brani è necessario anche segnalare “Motorik Visage”, un viaggio di dodici minuti attraverso l’universo musicale del gruppo dagli esordi ai giorni nostri: un pezzo valido ma che accusa forse una mancanza di coesione che in alcuni momenti va ad inficiarne l’efficacia.
Tirando le somme, come giudichiamo questo ritorno sulle scene dei So Hideous? Un lavoro difficile, sicuramente non adatto a chi non conosce la band ed è alla ricerca di una novità in campo post-black: potrebbe rimanere scottato dalla potenza di fuoco dei Nostri, soprattutto se non possiede una buona apertura mentale. E’ un lavoro ostico anche per chi già li conosce viste le novità introdotte (o reintrodotte, in alcuni casi). Ma è un album che se compreso regala soddisfazioni ed emozioni, lasciando senza fiato, stanchi ma con la voglia di ricominciare un nuovo ascolto. Di sicuro si tratta di qualcosa abbastanza peculiare nella scena, e anche solo per questo si merita la vostra attenzione.
(Silent Pendulum Records, 2021)
1. Souvenir (Echo)
2. The Emerald Pearl
3. Intermezzo
4. Motorik Visage
5. From Now (Til the Time We’re Still)