I francesi Soror Dolorosa non hanno mai fatto mistero del loro amore per le sonorità più oscure degli anni Ottanta, ma il loro nuovo parto discografico Mond si configura come una vera e propria macchina del tempo, un tributo a quegli anni di neon sfavillanti, chitarre cristalline, bassi pulsanti e voci cupe; un omaggio, confezionato con gran classe va riconosciuto, ad alcune delle band più in voga in quel periodo nel filone della darkwave, gothic e post-punk. Immaginatevi di unire i primissimi The Cult, i The Cure e i Sisters of Mercy, prendendo dai primi le cavalcate travolgenti, dalla band di Robert Smith & soci certe atmosfere notturne e il mood dark così come abbiamo imparato a conoscerlo, e dagli ultimi i bassi tribali e gli hook melodici. Buttateci poi una spruzzata di post-punk già portato alla ribalta nei primi anni Duemila da gruppi come Editors o I Love you But I’ve Chosen Darkness e avrete un’idea del prodotto finito, che supera i precedenti lavori dei transalpini che già da par loro erano più che validi.
Synth, drum machine, basso, chitarre, tutto funge da rampa di lancio per la voce da crooner maledetto di Andy Julia, cantante abilissimo nel modulare la sua voce baritonale e suadente sulle architetture sonore imbastite dal resto del combo per raccontare torbide e seducenti storie. Il Nostro di professione è un fotografo (i suoi scatti appaiono anche in album di alcune band francesi a noi care come ad esempio Alcest o Les Discrets), e l’eleganza con la quale immortala su pellicola i suoi soggetti è la stessa con la quale circuisce gli ascoltatori, che con Mond si trovano assuefatti da un tripudio “-wave” in tutte le sue possibili derivazioni, un, passateci il termine, “Nouveau gothique” che, è ovvio, non inventa nulla, ma che affonda i propri artigli nell’immaginario di coloro che negli anni Ottanta sono cresciuti con le sonorità dei gruppi citati in apertura, con i neon accecanti e le acconciature sparate, con i vestiti neri, l’eye-liner scuro e Lost Boys (per citare un film sicuramente più caratteristici di un certo stile cinematografico del periodo). Ecco, questi ascoltatori si troveranno immediatamente a loro agio sin dal singolo posto in apertura “Tear It Up”, momento sicuramente tra i più ritmati e travolgenti di tutto il lotto, che comunque alterna con sapienza brani più incalzanti ad altri più lenti e devoti ad un’atmosfera più soffusa e oscura (“Souls Collide” ad esempio, o la conclusiva “But Today”, il cui incedere ci ha ricordato a più riprese la meravigliosa “Colours” dei Sisters of Mercy).
Qualche anno fa un’altra band aveva intrapreso un percorso analogo a quello adesso seguito dai Soror Dolorosa, gli americani Murderbait, che, sebbene ad oggi non esistano più con questo nome (hanno cambiato pelle virando su sonorità ancor più synth-oriented e oscure) vi consigliamo di recuperare se, ascoltando Mond, vi è venuta fame di anni Ottanta nella loro veste più dark. Nel frattempo godiamoci questo bellissimo lavoro dei transalpini, che ci confermano come si possa fare del revival senza necessariamente suonare come copie spudorate dei soliti e conosciuti numi tutelari, ma anzi aggiungendo un proprio tocco di personalità, un profumo dolce che aleggia nell’aria e che rende il tutto familiare ma allo stesso tempo fresco e nuovo, potenzialmente fruibile con gli stessi ottimi risultati quarant’anni fa come oggi, adagiandosi sulla propria platea di ascoltatori come un sottile velo oscuro, modellandosi sui loro gusti e aspettative.
(Prophecy Productions, 2024)
1. Tear It Up
2. You’re Giving Me
3. Red Love
4. Souls Collide
5. Sugar Moon
6. Broken Love
7. Obsidian Museum
8. Hurlevent
9. But Today