Che il punk hardcore sia un genere ben ancorato al senso di appartenenza alle periferie, ai quartieri e, in senso più ampio, al concetto di “città”, è cosa nota. Si può dire che la città sia a tutti gli effetti un topos tra i più cari al genere di riferimento, che la ritrae nella duplice veste di amica e attrice anch’essa del vivere quotidiano, così come di nemica, specchio della società e dunque del pensiero comune tipicamente giudicante verso le vite ai margini. La città in discorso, nel nostro caso specifico, è Philadelphia, il gruppo che ne attraversa le strade sono gli Staticlone e il disco che la vede assoluta protagonista è Better Living Through Static Vision, opera prima degli americani. Per quanto l’album qui recensito sia il primo lavoro della band, i membri degli Staticlone non sono certo gente di primo pelo: George Hirsch, Dave Walling e Jeff Ziga hanno sventolato per quasi un ventennio (a fasi alterne, a dire il vero) la bandiera dei Blacklisted, di cui il primo fu vocalist e leader indiscusso. Dopo più di un percorso solista distaccatosi dalle radici più propriamente punk e conclusa definitivamente l’esperienza Blacklisted nel 2023, Hirsch torna ora nuovamente a cavalcare l’onda hardcore come frontman degli Staticlone.
Il prodotto qui offerto è piuttosto canonico e, come detto, si tratta di un punk hardcore che prende in prestito di tanto in tanto strutture care al rock, talvolta altre più affini al metal, senza tuttavia addentrarsi troppo in profondità nè nelle une, nè nelle altre. In poche parole, Better Living Through Static Vision incarna al meglio l’idea del “se una cosa funziona, perché stravolgerla?”. L’album infatti funziona più che bene: abbiamo le chitarre veloci e abrasive, la voce principale profonda e gracchiante, il basso che scuote le fondamenta delle tracce. E poi abbiamo il vero fiore all’occhiello del disco: i testi, con Philadelphia assoluta protagonista. Hirsch regala a questo proposito nove gemme liriche (che nel genere di riferimento sono più che rare) mescolando il proprio vissuto, l’inquietudine verso la città che cambia, la perdita dei punti di riferimento – gli amici, la propria identità – con visioni distorte e quasi oniriche. Siamo al cospetto di una racconto allucinato eppure estremamente puntuale nelle descrizioni delle sensazioni, in cui si abbonda nell’uso del paragone come forma espressiva (l’io narrante si rapporta infatti, nelle varie tracce, a una falena, a un moderno Icaro, a un’ombra che vaga senza meta, a un disertore della battaglia della vita). Troviamo poi gli elementi naturalistici ma, in controtendenza col senso comune, essi risultano tutt’altro che salvifici: abbiamo la luce che “brucia come veleno”, cieli di piombo, visioni di stelle morenti e pioggia incessante. Infine, abbiamo la caduta di ogni certezza con quel “we all learn to lose faith in the myth” urlato per ben sei volte in “Patching Holes In A Dead Star”. Quando neanche il mito, da sempre forma con cui l’uomo ha tentato di dare razionalità a fenomeni fuori dalla propria portata e comprensione, riesce più a fornire risposte, esiste solo il buio, l’attesa della fine, la sconfitta. Questo ci dice Better Living Through Static Vision. Non è comune soffermarsi sull’aspetto lirico in un album punk hardcore, ma di fronte a certe opere è opportuno dare il giusto spazio anche a questa componente. Better Living Through Static Vision, musicalmente parlando, fila via liscio come l’olio, ma è solo approfondendo gli aspetti testuali che troviamo la vera chiave di volta di un lavoro quasi ossimorico nel mettere nello stesso piatto una musica tipicamente votata all’espressione della rabbia più cieca con un carico di tristezza, sfiducia e arrendevolezza di questa portata.
Negatività a parte, il disco è ben pensato, ben suonato, ben confezionato e già dal primo ascolto si può riconoscere un certo taglio autoriale. Niente di nuovo sotto il sole, ma tanta esperienza e un lavoro più che solido, valorizzato da una penna particolarmente ispirata.
(Relapse Records, 2025)
1. Better Living Through Static Vision
2. Honeycomb
3. This Light Burns Like Poison
4. Sullen Me
5. Moths
6. Alone In Philadelphia
7. Patching Holes In A Dead Star
8. Thin Places
9. Lens Flare
10. Red Eye