Perugia ci sta definitivamente abituando bene. Dopo che l’anno scorso era uscito il full length d’esordio dei Metylhate, nel capoluogo si torna a parlare la lingua dello sludge con la prima fatica degli Sterpaglie, in uscita per la Mother Ship Record, di questi tempi in pienissima attività peraltro.
Pellicano del deserto, citazione biblica, è un ep di tre traccie registrato in presa diretta e cantato in italiano. Proprio il cantato, urlato, e i testi sono un grande punto di forza del lavoro degli Sterpaglie e disegnano un immaginario ossimorico e straniante fatto di lugubri paesaggi post-industriali divorati e aggrediti dal tempo, decadenti e assolati à la Grano rosso sangue di King, weird quanto un corto di David Lynch e visionari quanto un video dei Tool. Si aggiungano le suggestioni dell’incipit della conclusiva “jhwh” tra riprese bibliche, lingue sconosciute e idiomi ipnotici. Musicalmente – l’altro punto di forza – gli Sterpaglie non si limitano a sillabare i riffoni arrugginiti di uno sludge macilento e moribondo (“strada:valle) ma, da un lato, lo vivificano con delle cavalcate crust che sono delle pedate in testa – quella di “jhwh” è oro – , dall’altro lasciano che scivoli – tra scoppi congelati e ripensati, dense ventate di buia aria calda, riprese lente, ragionate, esauste e crescendo che culminano in poderosi fragori – in un post-metal / post-hardcore strettamente imparentato col più elegante dell’atmospheric sludge.
Pellicano del deserto è un biglietto da visita che coglie nel segno laddove svela con chiarezza il carattere e le potenzialità degli Sterpaglie, godibile, dotato di fascino ed eleganza (!) ma soprattutto capace di far coesistere insieme diversità e poli opposti in un lavoro di grande organicità. Buona la prima!
(Mother Ship Records, 2018)
1.morgenrot
2.strada:valle
3.jhwh