A quattro anni esatti dal capolavoro Sospesi nel vuoto… i bellunesi Storm{O} si trovano ad affrontare la delicatissima sfida di non disattendere tutte quelle aspettative che in quest’arco di tempo sono cresciute attorno al loro nome. Con Ere, in uscita a febbraio per Moment of Collapse, Shove Records e Legno e masterizzato da Alan Douches, l’ingenua fierezza e la rabbiosa impulsività, vuoi per gli anni di vita accumulati nel frattempo, fanno definitivamente spazio, con i pro e i contro del caso, a una disillusione maggiormente radicata e consapevole che si traduce in un lavoro pianificato nel dettaglio, più maturo e complicato e, se possibile, ancor più buio e tragico, con una valorizzazione delle melodie paradossale, dal momento che acquistano valore proprio perché ridotte all’osso.
Ad ogni modo gli Storm{O} si riconfermano come tra i migliori interpreti italiani di hardcore, con una formula che espone sì le proprie radici musicali (un certo post-hardcore noiseggiante e caotico, mathcore e screamo, invero in quantità minore rispetto al passato) ma che ha un carattere tutto suo. Velocità altissime, una batteria impazzita, ritmi fratti, spezzati, pronti a imboccare da un momento a un altro qualsiasi direzione gli si ponga davanti, fanno il paio con momenti dall’architettura più complessa. “Cenere” è più votata all’hardcore, così come le strizzate d’occhio di basso in “Mantra”; “Meteorite” è un enorme esempio di asfissiante post-hardcore dai fulgori mistici alla Converge con un crescendo amaro sapientemente monco di un finale, mentre “Stasi”, guidata da un basso distorto suonato dal chitarrista Giacomo Rento, diventa in un attimo un terremoto di incredibili dimensioni, pieno di noise, con un lavoro di teatralizzazione nell’esecuzione vocale. Con ciò arriviamo al dunque, dato che è impossibile parlare di Ere, senza soffermarsi necessariamente sulla sua realizzazione vocale. Rispetto a Sospesi nel vuoto la voce è più impastata, dall’interpretazione più oscura, meno tersa e più infangata. I testi, più complessi, eccetto che in “Taxidermia”, diventano più difficili da seguire ma lasciano trapelare un’amara poesia di inarrivabile, crudele, disperazione – di cui non spoilero nessun verso – dalla densità semantica altissima e dalle tante sfumature. In “Taxidermia”, invece, come anticipato, viene confermata la formula del testo breve e ripetuto che diventa a tutti gli effetti un motivo che sviluppa i propri timbri e scandaglia il proprio spettro emotivo all’interno di un brano dalla scrittura complessa ed eterogenea. Mentre il tragico soggetto collettivo, quel noi del testo, fa diventare “Metafora del Distacco”, che di suo è già il miglior pezzo dell’album, quasi un inno generazionale, dalle potenzialità di un classico. Istanti e pugni sono poi le parole chiave di Ere – sbucano fuori di tanto in tanto lungo l’arco dell’album -, il grimaldello interpretativo di un lavoro che è anche un discorso sull’inesorabile fugacità del tempo e sulla nostra incapacità di viverci dentro, una via di mezzo tra un placido haiku e un oraziano carpe diem, risvoltati però come un calzino, e delicato quanto una pietrata in faccia. Ultima menzione va a un artwork cromaticamente e concettualmente congruo: un’istantanea sgranata dal tempo che fotografa non già il solo stanco e incessante ciclo della vita, ma prova ad individuarne l’impercettibile ed evanescente momento di contatto tra vita e morte, laddove uno sbiadito raggio di sole quasi spacca a metà una stanca ma inesorabile falce.
Ere è un album drammatico, tragico, che conferma gli Storm{O} come una band eccezionale, tra le più intelligenti ed eclettiche del panorama hardcore, e che, nonostante i testi in italiano, vuoi anche per la tedesca Moment of Collapse, non dovrebbe trovare nemmeno grosse difficoltà a superare i confini nazionali. Ne riparleremo a fine anno a tempo di classifiche.
(Moment of Collapse, Shove Records, Legno, 2018)
1. Taxidermia
2. Lama
3. Porta Dell’Attimo
4 .Praticamente Intero
5. Preludio
6. Meteorite
7. Organismo
8. Mantra
9. Metafora del distacco
10. Cenere
11. Stasi
12. Mimesi
13. Attacco