
Spectral può essere considerato come l’album più disturbante della discografia dei Sum Of R. Le nove tracce del disco vanno infatti nella direzione di una maggiore e più occultamente spettrale pesantezza. Un lavoro inquietante che mostra sin da subito il proprio carattere con un crescendo che raggiunge momenti catartici di un dolore che, per quanto manifesto, sembra tangibile. Il trio ha scelto di spingere non tanto in velocità ma in ferocia e malignità, e ne è uscito una sorta di rituale pagano in grado di disseppellire il male troppo frettolosamente archiviato. Il tutto condito da una vena sperimentale che sembra perfetta per la crescita del disco se concepito come un unico lunghissimo brano composto di otto momenti separati. A tratti spiazzante proprio in virtù di questa sua atipicità Spectral si apre a momenti di pura lirica intrisi di quel gusto per l’occultismo che non fa altro che aumentarne il valore intrinseco. Potremmo dire di essere alle prese con un album che fa dell’avanguardia il proprio credo, e probabilmente facendolo non sbaglieremmo di molto. Un disco che sa essere crudele nel suo non volerci dare punti di riferimento, sancendo un distacco dal progetto iniziale che finisce per valorizzare ulteriormente la crescita della band, oggi adattata a trio, con l’arrivo, al fianco del fondatore Reto Mäder, di Jukka Rämänen (Hexvessel, Waste of Space Orchestra, ex-Dark Buddha Rising, Ural Umbo) e di Marko Neuman (Convocation, ex-Dark Buddha Rising, Ural Umbo) che conferisce spessore al progetto.
Occorre molta pazienza nel momento in cui si intende approcciare un album di questo tipo. Non si tratta di metal estremo per come siamo abituati a concepirlo. Non c’è nulla di immediato in grado di solleticare (o infastidire) i nostri padiglioni auricolari, ma una lenta discesa agli inferi, maledettamente articolata, ma al tempo stesso, e forse proprio per questo, assolutamente stimolante. Un disco a rilascio lentissimo che, nel momento in cui pensi di aver capito dove si dirige, cambia immediatamente strada, riportando la confusione al centro della scena, in un contesto dove non c’è un momento particolare che spicca sugli altri, ma un sulfureo concentrato di male più che mai manifesto, e pronto per tracimare travolgendo tutto e tutti. Una possessione demoniaca fatta di momenti dilatati portati allo spasimo, in cui l’angosciante litania vocale prosegue nella sua incessante e messianica invocazione corale, in un susseguirsi di formule alienanti. A livello strumentale invece siamo nel pieno di una delirante sequenza sonora articolata secondo uno schema ritualisticamente orientato verso un approccio sinistro quasi tribale, a tratti minimalista, in cui l’assenza della chitarra (elemento cardine del metal) non viene praticamente percepita.
Spectral è quindi un qualcosa di non facile classificazione che però merita la massima attenzione da parte di tutti coloro che credono ancora che la musica estrema abbia qualcosa di interessante da proporre, e che non è vero che tutto sia già stato detto, scritto o suonato. Tra gli ospiti Vicotnik dei Dødheimsgard, G. Stuart Dahlquist ex-Sunn O))) e Juho Vanhanen degli Oranssi Pazuzu contribuiscono a dare quel tocco di ulteriore interesse alla resa globale di un disco che continuo a cercare di definire ma che continua a mostrare la sua natura sfuggente.
(WV Sorcerer Productions, 2025)
1. Solace (feat. Juho Vanhanen)
2. Agglomeration (feat. G. Stuart Dahlquist)
3. Null
4. Waltz Of Death
5. Beer Cans In A Bottomless Pit (feat. Vicotnik)
6. Empty Rooms
7. The Solution
8. Violate
9. Cold Signature


