I Sumac hanno nuovamente superato se stessi. Non che sia difficile, quando si tratta di Aaron Turner (ex-ISIS, Old Man Gloom, Mamiffer), Nick Yacyshyn (Baptists, Erosion) e Brian Cook (Russian Circles). Love In Shadow è un concept album che tratta il tema dell’amore da una nuova prospettiva. Il gruppo, infatti, spoglia l’amore del suo romanticismo e cerca di mettere in luce quegli aspetti di esso che di solito rimangono celati, come la gelosia, l’ossessione e la dipendenza.
Una menzione importante va fatta all’artista giapponese Keiji Haino, con cui hanno collaborato per l’album American Dollar Bill […], un tripudio noise rock volto alla libera improvvisazione uscito a febbraio, il quale è stato fondamentale nella ricerca sonora dei Sumac, un vero e proprio trampolino di lancio verso le sperimentazioni e l’espressionismo musicale.
Love In Shadow è un album massiccio e corposo, un calderone di idee e di suoni, un viaggio sonoro dominato da immediatezza, intuizione e rischio (come lo stesso Turner afferma, riguardo al processo compositivo adoperato). Non vi sono limiti alla creatività dei Sumac, per loro stessa volontà si mostrano costantemente alla scoperta di nuovi orizzonti musicali.
Le quattro tracce che compongono l’album possono essere scomposte in differenti sezioni. I primi sette minuti di “The Task”, ad esempio, sono feroci, il drumming possente e il growl di Turner evocativo per un tono quasi sludge; dopo di che il gruppo vira verso sonorità post-metal, cui sicuramente l’ascoltatore è abituato, con un riff più pastoso e un’atmosfera più pesante, prima di immergersi in una piena sezione di improvvisazione sostenuta dalla batteria e poi in una parte più struggente, dove il growl è accompagnato da un organo. Anche “Attis’ Blade” non indugia, ma apporta elementi decisamente noise: la batteria “scomposta”, quasi un fruscio, e la chitarra dissonante, in molti momenti diventano un tutt’uno, sprigionando il caos. La scia noise viene ripresa, poi, da “Arcing Silver”, molto variegata al suo interno, spaziando tra suoni distorti e compatti. Nonostante la forte sezionalità dell’album, non mancano dunque momenti di continuità tra un brano e l’altro, oltre che all’interno degli stessi. Tocca infine ad “Ectsasy of Unbecoming” la quale si divide tra una sezione à la Isis ed una più psichedelica, che sfocia poi in una sezione compattissima, un vero e proprio muro di suono, con drumming e riffing serratissimi, perfetto modo per concludere questo capolavoro.
Love in Shadow ci pone di fronte ad un’evidenza: i Sumac sono dei musicisti con i controcoglioni. Questo album ne è l’ennesima prova. Da atmosfere dense ed opprimenti, ad altre dilatate, la composizione di ciascuna traccia presenta un forte dualismo: calcolo ed improvvisazione si succedono e si intrecciano con un ritmo serrato, senza timore di spingersi oltre il limite del possibile.
Si vola dritto nella top ten dell’anno.
(Thrill Jockey, 2018)
1. The Task
2. Attis’ Blade
3. Arcing Silver
4. Ecstasy of Unbecoming