I Sun Of The Suns (ancora mi sto domandando se questo nome abbia a che fare con il romanzo di Karl Schroeder appartenente al ciclo narrativo di Virga) sono una band che al primo ascolto mi ha colpito moltissimo perché mette insieme death metal e un determinato filone djent con cui sono praticamente cresciuto tra il 2010 e il 2015, ossia quello che oltre a tutte le cose che sappiamo caratterizzano il djent presenta pesantissime atmosfere dal carattere cosmico. Questo per me è un vero e proprio matrimonio. I SOTS sicuramente non inventano nulla, anzi se posso permettermi, riportano alla luce qualcosa che non sentivo da qualche anno e questa penso sia una buona cosa, almeno possiamo dire senza dubbio che questi ragazzi non cavalcano un’onda, onda che per me si è infranta troppo presto.
TIIT è un disco molto duro, pesante e spesso che non si fa alcun problema a fare uso di certi cliché che oggi consideriamo pacchiani, come ad esempio i breakdown tipicamente deathcore, e non si fanno problemi perché li sanno mettere nel posto giusto, quindi non in tutti i pezzi, a volte sono palesemente telefonati (“I Demiurge pt,1”), a volte sono leggermente più velati e inaspettati (“The Golden Cage”). Ma per il resto quello che ci aspetta ascoltando questo disco è una violenza cosmica degna di questa definizione. Non mancano però brevi momenti di respiro come i due minuti della splendida “To Decay To Revive” con le sue note riverberate che toccano l’anima dell’ascoltatore. Le chitarre macinano riffoni pesanti e veloci che si alternano ad arpeggi ora melodici ora dissonanti, rakes quando serve, ma soprattutto assoli rapsodici e altisonanti che raggiungono sempre vertici altissimi di epicità (“Flesh State Drive”). Abbiamo una sezione ritmica che è paragonabile a un treno senza freni giù per una discesa, pesta forte e presenta una notevole fantasia compositiva, cosa che sarebbe per me molto interessante vedere dal vivo. Per quanto io abbia sentito il basso funge unicamente da fonte di note calde e, diciamocelo pure, in questo genere il basso non serve a più di questo, per quanto mi dispiaccia dirlo, comunque fa sempre una bellissima figura nei momenti più riflessivi come il break prima del solo in “I Demiurge pt.1”. Abbiamo poi il buon Luca Dave Scarlatti, che oltre ad essere una vecchia conoscenza di GOTR è anche uno dei migliori emettitori di suoni disumani della provincia di Pesaro-Urbino, lo sappiamo, ricordo cose come I Want To Believe degli E.T.H.A.N. oppure Dystopia dei Carnality, tutta robetta bella pesa. In sostanza abbiamo un combo che sa come si deve fare la musica aggressiva e pesante. Ma devo citare anche quello che è il tema di TIIT. Come suggerisce il titolo stesso (e qui cito direttamente le parole della band per brevità: tiit è un termine sumero che si riferisce a quello che potremmo definire oggi con DNA, ma stando a studi alternativi, può riferirsi al DNA dell’uomo su cui “persone di un altro luogo” hanno operato per fabbricare l’Homo Sapiens quindi, in questo caso, tiit è usato per riferirsi ad un episodio simile in cui il DNA umano viene modificato per creare un altro razza superiore) siamo di fronte a un’opera che richiama concetti ultraterreni. In buona sostanza il tema principale qua dentro è per così dire un ramo della paleo-astronautica e non nego che basti inserire questo tipo di argomenti per assicurarti la mia simpatia, ma qui siamo oltre la simpatia. Tornando alle cose serie, penso che questo disco sia suonato veramente bene (non è una cosa così ovvia), vanta uno spirito violento e meditativo contemporaneamente, ma soprattutto ritengo abbia una caratteristica interessante che riguarda il connubio musica/atmosfera, cioè spesso l’atmosfera non è altro che un’aggiunta a quello che la musica (anche l’atmosfera fa parte della musica, ma so che avete capito cosa intendo) fa benissimo da sola, mentre in questo disco, ho come l’impressione che senza l’una non ci sarebbe l’altra e viceversa, non è una cosa da sottovalutare soprattutto se si fa qualcosa che deve dare l’idea di un determinato ambiente e contesto. E in questo caso credo che i SOTS sia assolutamente riusciti nell’intento di creare un (appunto) ibrido perfettamente funzionale e capace, in grado di trasportare la mente dell’ascoltatore in universi alternativi, in dimensioni parallele, a osservare le gesta di esseri supremi al di sopra di qualunque legge naturale o artificiale.
Se c’è una cosa che devo “bacchettare” alla band è la cover art, per un semplicissimo motivo, ne ho viste davvero tante rappresentanti lo stesso concept, potrei citare Meshuggah come anche Born of Osiris, The Faceless come anche Shokran, Modern Day Babylon… veramente tanti hanno usato lo stesso soggetto, non dico che sia sbagliato, ma rischiano di assomigliarsi un po’ tutte, però è solo un piccolo dettaglio su cui mi sono voluto soffermare per amor di pignoleria. Per il resto TIIT è davvero un gran bel disco, che può appassionare amanti di Fleshgod Apocalypse, Envisionist, Born Of Osiris e senza dubbio alcuno Mechina, The Interbeing e volendo anche Devin Townsend. Un altro bel prodotto come la Scarlet Records sa sempre fiutare.
(Scarlet Records, 2021)
1. I Demiurge pt.1
2. I Demiurge pt.2
3. The Golden Cage
4. TIIT
5. Obsolescence Corrupted
6. To Decay To Revive
7. Flesh State Drive
8. Hacking The Sterile System
9. Of Hybridization And Decline
10. I Emperor Of Nothingness