
Nel magma tutto è disciolto, confuso. Cristalli, gas, roccia, miscelati in stato fluido ad altissima temperatura che esiste e persiste finché è in situazione ipogea. Dal momento che il sistema magmatico esce dalla crosta terrestre diventa lava e la liberazione degli elementi gassosi può avvenire in vari modi, da quello più silente a quello più esplosivo. I milanesi Supervulkan sono un duo composto da Leonardo Canzi a chitarra e voce e Simone Giannì alla batteria che hanno non solo composto e suonato questo loro esordio ma ne hanno anche curato registrazione, produzione e mixaggio (affidando poi alle esperte mani di Gabriele Gramaglia il mastering). L’introduzione con cenni di vulcanologia e geochimica è strumentale alla creazione di un’immagine in cui far rientrare il genere proposto dai Supervulkan, idealmente un cratere in cui girano vorticosamente, ma con conturbante e viscosa lentezza, rock alternativo italiano, doom, noise, post-metal, sludge/stoner e shoegaze. VOLUME è il momento successivo, l’eruzione e il progressivo processo di raffreddamento che porterà a roccia nera magmatica. Ecco, quindi, la fase che più ci interessa, ricordando che la definizione di supervulcano non riguarda le dimensioni dell’edificio vulcanico quanto l’enorme produzione di materiale piroclastico con indice di esplosività estremamente elevato. Ricordate questa definizione.
VOLUME si compone di dieci canzoni, tutte caratterizzate da chitarra satura, voce effettata e batteria sicura e coinvolgente. Come potete immaginare dalle coordinate stilistiche elencate poco sopra, i toni sono bassi (non si sente la mancanza del quattro corde, per esempio), ma non i ritmi. I pezzi si muovono tra mid-tempo più o meno nervosi nei quali il duo alterna con sapienza e trasporto velocità, accelerazioni e rallentamenti. Vengono in mente tanti nomi, come Verdena e primi Marlene Kuntz (soprattutto in versione live, dove una spiccata metallicità emergeva) per l’intelligente mescolanza di rumore e melodia soprattutto vocale (ovviamente Sonic Youth, quindi), introspezioni à la Isis, certe ritmiche dello stoner e non ci si esime dal menzionare i Soundgarden quando volevano mostrare al mondo che erano in grado di padroneggiare il lessico del doom più sulfureo (“4th of July” su tutte, ma non solo). L’ascolto di VOLUME è estremamente piacevole e piacevole è la consapevolezza che il disco sia un ottimo debutto, nel quale sperimentazione, gusto e sincerità sono valori ben bilanciati nello spettro cromatico dei nostri. Le canzoni che, a mio modestissimo avviso, si fanno apprezzare di più sono quelle nelle quali, dal preciso caos strumentale, emerge la bella melodia vocale che bene coglie spunti appunto dai ‘90 tricolore e dallo shoegaze, come “Impero dei sensi”, “Mercuriocromo” e “Yugen”. Allo stesso modo, nelle due strumentali, i due abbassano il capo e pestano mantenendo comunque la barra dritta verso il loro obiettivo. Appunto è la canzone posta a chiusura di VOLUME, “Sol Invictus”, che si esprime nella lentezza cupa della roccia, non ancora roccia, che muove al raffreddamento.
Ho voluto limitare la descrizione dei pezzi e della stretta descrizione musicale a poche righe per potermi lanciare, in coda di recensione, in una breve ma sentita nota polemica. Leggendo altre recensioni di questo disco si legge come VOLUME venga definito nostalgico, derivativo, a cui manca il “singolone” come lo fu “Valvonauta”. È innegabile, l’album risente di influenze che sono evidenti anche a un distratto ascoltatore ma è altrettanto ingeneroso limitare il giudizio di questo potente, potentissimo esordio a un mero afflato passatista. Le canzoni dei Supervulkan sono ben piantate nel presente e forse è la temperie a essere simile a quella che ispirò una trentina di anni fa i musicisti citati (e che in Italia portò a generare uno splendente decennio, ahimé mai più ripetuto, di creatività, curiosità e ricerca mai fini a sé stesse). Esperienze come quelle dei Supervulkan vanno curate, seguite, promosse, sperando che il loro esprimersi in piena libertà e coinvolgimento possa produrre in futuro tante altre perle che possano eguagliare, superare, l’altissimo valore (effettivo) di VOLUME. E che le poche parole dedicate al corpus della tracklist possano invece spingere tanti ascoltatori a tuffarsi nelle avvolgenti e terribili onde del magma.
(Kosmica Dischi, 2025)
1. Notte nell’ontaneto
2. Impero dei sensi
3. Icaro incandescente
4. Cristallomanzia
5. Banshee del fuoco
6. Paradísarheimt
7. Mercuriocromo
8. Yugen
9. Spada di luce
10. Sol Invictus


