La notizia che i Karl Marx Was A Broker si fossero sciolti era stata di sicuro tra le peggiori dell’anno e ci era dispiaciuto sinceramente. Nemmeno il tempo di digerirla ed ecco però che si viene a scoprire che parte della line-up ha già dato vita a una nuova creatura, di natura diversa ma straordinaria allo stesso modo: i The Blank Canvas, usciti proprio questo mese con la loro prima creatura, Vantablack, via Drown Within Records.
Vantablack è un album nuovo nel panorama italiano e con molte cose da dire, eclettico nella gestione delle influenze, quasi a mo’ di Dog Fashion Disco o di un progetto di Mike Patton. La forma canzone invece non subisce nessuna particolare rivoluzione né raggiunge complessità ai limiti dell’incomprensibile. Anzi, a rendere scorrevole la fruizione ci pensa proprio una matrice alternative e industrial rock imparentato con quel nu metal più impregnato di elettronica. Le tastiere, in sé, sono al limite del kitsch, ma poi senza rendersene conto sono già entrate in testa e ti fanno impazzire. E anche il prog di Vantablack è spiazzante e gli spettano ruoli di assoluto protagonismo (il finale di “Ride the Flow” o quando si delinea nella sua versione più psych e si mette a dipingere fantasmi spaziali nella strumentale “Saha World”). E allora ecco che Vantablack svela col passare degli ascolti una qualità di scrittura sorprendente, una profonda stratificazione e una ricetta stilistica unica, specie perché sotto l’esca di alcune melodie si celano tante cattive intenzioni: una raggelante e grigia darkwave, una voce orgogliosa, riffoni granitici e uno zozzume distorto che sporca tutto di caos e marciume.
Vantablack è un album coraggioso, perché corre tanti rischi, aspro, dinamico, oscuro, con una buona dose di estro e follia. Davvero, tra le cose più particolari e interessanti uscite in Italia in questa stagione.
(Drown Withn Records, 2018)
1.Ten Knives
2.Vantablack
3.Time is a Lie
4.Obsession is my Passion
5.RIde the FLow
6.The Deepest Fault
7.Saha World
8.Cover the Grudge
9.Black Sun Poetry