Il sottotitolo di quest’album dei The Canyon Observer potrebbe tranquillamente recitare: “Come sbagliare il pezzo di apertura e condannare un album all’oblio”. Credo di aver provato questa fastidiosa sensazione pochissime altre volte in passato. Ma, mai come oggi, sento che la scelta degli sloveni di aprire il loro recente Figura possa a pieno titolo rientrare nel “girone infernale delle scelte avventate”. Gli undici minuti e ventisei secondi di “Dih”, brano che dà il via al disco, sono senza dubbio il modo migliore per allontanare gli ascoltatori, facendo credere loro di essere alle prese con il solito piatto e ridondante jazz rock senza pretese che non scalda gli animi.
Per fortuna tutto passa, anche in questo caso, e non appena partono gli otto deliranti e infuocati minuti di “Koža” tutto va incredibilmente e immediatamente a posto. Il disordine viene ristabilito e le cose ritornano al loro caos originario. Anche il seguente “Slepič” arriva a rinforzare la nostra ritrovata voglia di rumore, e per un attimo siamo preda del dubbio di aver messo per sbaglio sul piatto “Torture Garden” dei Naked City. Nemmeno il tempo di soffermarci a ragionare sull’effettiva validità di questo paragone che tutto torna nuovamente in gioco, con il terzo, spiazzante episodio, vale a dire quel “Kri” che sposta il tiro verso un qualcosa che suona tanto diverso quanto azzeccato e che, con il suo carico di derive dilatatissime drone noise ambient che si sposano alla perfezione alle urla lancinanti dei fiati, ci costringe a guardare all’album da una prospettiva ulteriormente differente.
Inutile sottolineare come questa terza fatica degli sloveni, registrato interamente dal vivo, in presa diretta, senza alcuna sovraincisione, rappresenti una grandissima e intensa performance acustica. Pura proprio nel suo essere crossover e quindi paradossalmente “impura”. Figura, al netto, come detto, di una partenza che non rappresenta minimamente un invito a proseguire l’ascolto, è un album caldissimo che prende letteralmente fuoco man mano che ci avviciniamo al suo cuore pulsante. Non è un disco per tutti e non è certo di facile assimilazione, ma proprio per questo lo consigliamo a tutti coloro che hanno la voglia (e la necessità) di guardare oltre gli spazi chiusi, in nome di una potenzialità infinita sublimata da mondi tra loro distantissimi che si amalgamano alla perfezione in un’avanguardia free jazz noise. Sono gli stessi The Canyon Observer a spiegare, guardando all’aspetto concettuale dell’album, come “In un momento di disgregazione della solidarietà e relazioni sociali interrotte, Figura scopre l’amore e la bellezza intrecciando legami musicali insospettati e stabilendo connessioni estetiche inaspettate.” Non c’è veramente altro da aggiungere.
(Kapa Records, 2023)
1. Dih
2. Koža
3. Slepič
4. Kri
5. Križ
6. Jezik